“Sono state attivate le procedure per potere accedere agli atti dell’indagine della Procura di Palermo sulla clinica palermitana “Latteri” e sara’ immediatamente disposta una ispezione assessoriale per fare chiarezza su fatti che, se confermati in tutta la loro drammaticita’ – ha affermato l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo – e devono essere giudicati come indecenti e inqualificabili. Di certo questa storia non ha nulla a che fare con la riforma della sanita’ ma solo con la violazione dei piu’ elementari principi etici e getta discredito e sfiducia sui tanti operatori corretti del mondo della sanita’, pubblica e privata. Chi opera all’interno del sistema sanitario deve avere come unico obiettivo la salute dei pazienti e la risposta ai loro bisogni sanitari”.
Ordine shock, stop disintossicanti ai malati terminali, costa troppo: “La Regione mi dà 100 euro per una cura che costa 250… non gliela fare più”. E’ quanto emerso giorni fa da un’intercettazione telefonica ordinata dal pm Amelia Luise nell’ambito dell’inchiesta per la presunta truffa ai danni dei malati neoplastici. A eliminare i curativi disintossiccanti post chemio era stata la responsabile Maria Teresa Latteri. Allucinanti e dolorose alcune telefonate su pazienti moribondi: “Non gli faccio il farmaco, sono soldi buttati”. E ancora….”Perché dobbiamo spendere soldi…”, esclamò la dottoressa Maria Teresa Latteri nel suo ufficio nella clinica palermitana “Latteri”, parlando con i suoi collaboratori. Continuano le intercettazioni… “Allora non hai capito – ha ribadito la dottoressa alle manifestate proteste dei suoi interlocutori – …..la prassi che fai tu costa alla clinica 250 euro e quello mi dà cento euro”. La “prassi” in questione era la somministrazione del Tad, il disintossicante generalmente dato ai malati di tumore dopo la chemioterapia. A “Quello” si riferiva l’assessore regionale alla Salute Massimo Russo che aveva appena deciso di tagliare il rimborso di cento euro a seduta per i pazienti neoplastici in “day service”. Infatti, la terapia “non in fase di ricovero” risultava molto meno profittevole per la clinica.
E ancora…..”Siccome, per dire – afferma la dottoressa Federica Latteri in un dialogo con Maria Teresa Latteri, registrato nell’agosto 2009 – questa sta facendo albumina, io non gli faccio altri dieci giorni di albumina che si spendono un putiferio di soldi a matula(espressione siciliana – it. a vanvera o inutilmente)”. E la sua interlocutrice: “No, infatti… loro sperano che muoia”; “loro” sarebbero i parenti. E l’altra: “Io magari scrivo in cartella che rifiutano di fare qualsiasi procedura e terapia”.
Evidentemente la dottoressa, non poteva, mai e poi mai, immaginare che nel suo ufficio di via Cordova, su ordine del sostituto procuratore Amelia Luise i carabinieri del Nas avevano sistemato una microspia. Era il settembre 2009 (come ricostruisce l’edizione palermitana di “La Repubblica”), due mesi dopo il decreto taglia-rimborsi della Regione. Poco dopo i carabinieri del Nas verificarono le cartelle cliniche dei pazienti della clinica e accertarono che il Tad veniva somministrato ai pazienti ricoverati, anche in regime di “day hospital”, ma non a quelli in “day service”.
Tra le intercettazioni, anche una telefonata tra un medico e un paziente: quest’ultimo accusava evidenti malesseri e disse che il Tad non gli veniva più somministrato. E almeno in un caso la procura e’ dovuta intervenire per impedire conseguenze gravi, come nel caso di una paziente alla quale non era stata somministrata l’albumina.
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