Questo è il bello del calcio. Il Catania, la squadra più in crisi del campionato, ultima solitaria, distaccata di tre punti da chi la precede, vince la seconda partita della stagione, la prima in trasferta, a Torino contro la Juventus. Una Juve in crisi, ma pur sempre una squadra piena zeppa di campioni, magari alcuni svogliati, altri distratti, qualcuno in panchina, ma pur sempre , almeno potenzialmente, una delle prime, se non delle primissime, della classe.
E vittoria ampiamente meritata è stata quella dei rossazzurri passati in vantaggio a metà ripresa con Martinez su calcio di rigore sacrosanto, anche se non vistoso, che l’arbitro ha concesso senza tentennamenti, ma che poi ha fatto battere due volte dimostrando una inconsueta pignoleria. L’attaccante uruguaiano ha mantenuto la freddezza in entrambe occasioni spiazzando Manninger. Il Catania di Mihajlovic, schierato con un 4-3-3 o 4-4-2 a seconda delle circostanze tiene bene il campo, ribatte colpo su colpo, non cede metri di campo e sbaglia molto meno dei più quotati bianconeri la cui prestazione esalta la contestazione dei propri tifosi sugli spalti.
Si va al riposo con la squadra etnea meritatamente in vantaggio. Nella ripresa la Juventus ottiene il pareggio con un’incursione di Salihamidzic, buttato nella mischia da Ferrara, e che pochi minuti prima aveva “pizzicato” la base del palo più lontano con un diagonale fuori dalla portata di Andujar, dimostrazione che sul nuovo entrato Mihajlovic non era ancora riuscito ad affidare una marcatura adeguata.
Quando si delinea un 1-1 che non sarebbe da buttare, almeno alla vigilia, ma che lascerebbe un po’ l’amaro in bocca per la prestazione coraggiosa e ordinata dei rossazzurri, Plasmati libera Izco che va via in contropiede, percorre trenta metri, non perde la lucidità al momento del tiro e batte con un bel tocco in diagonale Manninger: 1-2 per l’appropriato “Clamoroso all’Olimpico!”.
I sei minuti di recupero sono di sofferenza, ma senza drammi. O meglio, il dramma, questa volta, ha i protagonisti di bianconero vestiti.
Daniele Lo Porto
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