Ricette mediche. La vecchia ricetta va in pensione e la nuova che è già in vigore, ha già cominciato a provocare problemi. La normativa sulla nuova modalità di prescrizione dei farmaci del servizio sanitario nazionale con l’indicazione del principio attivo al posto del nome commerciale è già applicabile. Per la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) parla di mancanza e adeguate informazioni ai cittadini, critica la scelta di promulgare le nuove disposizioni a Ferragosto quando é fortemente ridotta l’efficacia informativa legata al rapporto fiduciario con i medici di famiglia. La federazione dei medici in una nota evidenzia di aver ricevuto già centinaia di telefonate da medici preoccupati di commettere errori e delle eventuali conseguenze. Confermando lo stato di agitazione, chiedono l’apertura di un tavolo con tutti i soggetti coinvolti. “Con il ministro Balduzzi era iniziato un percorso importante per il riordino dell’assistenza primaria. Ora questa norma arriva come un fulmine a ciel sereno”. Favorevoli invece le associazioni dei consumatori. Tra i primi commenti positivi quello della Federazione nazionale consumatori e utenti. Federconsumatori spiega nella sua nota – che si potrebbero risparmiare circa 600 o 700 milioni di euro all’anno con l’utilizzo dei farmaci equivalenti che fino ad oggi si attestava in Italia attorno un 16-18% contro quelle di altri Paesi ben più elevate e con punte del 40-50%”.
L’associazione chiede anche che l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), oggi ancora silente su questa problematica, si faccia promotrice di una tempestiva campagna informativa, quanto mai necessaria in questa fase, che spieghi ai cittadini che questi farmaci hanno effettivamente le stesse proprietà terapeutiche dei griffati. In base alla nuova norma, sulla ricetta rossa del Servizio Sanitario Nazionale, come ricorda Federfarma in una nota di qualche giorno fa, adesso deve comparire il nome della sostanza, contenuta nel farmaco, che possiede proprietà terapeutiche. Questo è già sufficiente perchè la ricetta sia valida e possa essere presentata dall’assistito in farmacia, dove il farmacista gli consegnerà il farmaco dal prezzo più basso contenente quel principio attivo. Il medico ha anche facoltà di aggiungere sulla ricetta rossa, oltre al principio attivo, anche il nome commerciale di un farmaco, specificando che esso è non sostituibile, ma in tal caso deve giustificare la non sostituibilità con una sintetica motivazione scritta. In questo caso il farmacista dovrà consegnare il prodotto indicato dal medico nella ricetta.
Il Ministero della Salute in una nota esplicativa emanata nei giorni scorsi ha sottolineato che queste disposizioni non riguardano le terapie croniche già in corso e per evitare possibili, seppur rari inconvenienti nel passaggio da un medicinale all’altro, sia pure di uguale composizione. Resta ferma la possibilità per il paziente, già prevista dal decreto “Cresci Italia” dello scorso gennaio di richiedere al farmacista un medicinale, sia equivalente e di marca, sempre con lo stesso principio attivo ma con un costo più alto, pagando a proprie spese la differenza di prezzo rispetto al farmaco meno costoso.
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