Palermo. I carabinieri hanno disarticolato un nuovo super mandamento di Cosa nostra, quello di Camporeale, capace, secondo gli investigatori di imporsi con la forza sugli altri legamenti mafiosi palermitani. Nel maxi blitz antimafia sono stati impegnati più di 300 militari dell’Arma che hanno arrestato 37 persone. Tra i fermati c’è anche il sindaco di Montelepre Giacomo Tinervia: eletto in una lista civica di centrodestra, lui è accusato di concussione e concorso in estorsione; secondo gli investigatori avrebbe avuto stretti rapporti con il capomafia del paese Giuseppe Lombardo, anch’egli arrestato. L’indagine, condotta dai Pm della Dda Francesco Del Bene, Sergio De Montis e Daniele Paci, ha documentato numerosi episodi di estorsione ed anche la preparazione di un omicidio attraverso un’intercettazione ambientale.
L’organizzazione del nuovo supermandamento e la ristrutturazione interna era stata affidata a un supervisore quasi un manager di Cosa Nostra, anche lui arrestato oggi: si chiama Antonino Sciortino, 51 anni, è un allevatore di Camporeale tornato in libertà nel 2011 dopo essere stato detenuto al regime del 41 bis. Seguendo le sue mosse, i carabinieri del gruppo di Monreale hanno ricostruito gli organigrammi del supermandamento e i suoi interessi, compresi i collegamenti con i punti di riferimento in Usa. Per ammettere nei suoi ranghi un nuovo membro, la famiglia mafiosa Gambino di New York pretendeva garanzie scritte dalle cosche siciliane. Uno degli arrestati, Salvatore Lombardo, che da 20 anni viveva in America, è tornato in Italia con una lettera dei Gambino che chiedevano per iscritto ai palermitani garanzie sulla qualità di uomo d’onore di Lombardo e la conferma che questi fosse stato messo fuori dalla “famiglia” di Montelepre per potere essere regolarmente affiliato a New York.
L’inchiesta condotta dagli inquirenti ha provato inoltre che Cosa nostra continua a mantenere saldamente il controllo delle estorsioni. Ne sono state accertate cinque, una è stata solo tentata. Le estorsioni scoperte dagli investigatori, in questo caso, hanno potuto contare sulla denuncia del padre di un imprenditore a cui era stato chiesto il pizzo. Inoltre, erano finiti sotto la minaccia dei clan: una ditta che aveva ricevuto l’incarico di sistemare la palestra di Montelepre il cui titolare ha versato mazzette al sindaco del paese e alla mafia; i titolari di una sala giochi di Monreale e quelli di una pizzeria di Giardinello assieme a una ditta che doveva realizzare un parcheggio a Montelepre.
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