Agrigento. E’ stato abbattuto questa mattina dalle ruspe, lo scheletro della struttura in cemento, che sarebbe dovuto diventare un albergo su una delle spiagge più famose della Sicilia. La battaglia tra ambientalisti e imprenditori durava è durata quasi 25 anni. La “Scala dei turchi”è la scogliera bianca di marna che si staglia a picco sul mare di Realmonte a pochi kilometri da Agrigento, tornerà così ad avere il suo reale prospetto. Finalmente il Comune alla fine l’ha spuntata contro le resistenze dei proprietari della struttura mai completata. A urlare la piena soddisfazione anche gli attivisti di Legambiente che hanno avuto una parte principale per la tenacia con cui si sono battuti.
l’autorizzazione per la costruzione del complesso turistico in località Punta Grande era stata data a Luigi Fretto, amministratore unico della Scatur srl nel 1989. La denuncia di Legambiente non si fece attendere arrivò qualche tempo dopo. Nel marzo 2011 la giustizia amministrativa aveva dato definitivamente torto ai proprietari riconoscendo come inammissibile la loro proposta di sanatoria e così dopo tante battaglie è stato raso al suolo uno degli innumerevoli esempi della speculazione edilizia degli anni Ottanta. L’ordinanza era stata notificata al legale rappresentante pro-tempore della Scatur srl il 31 ottobre dello scorso anno. A quel punto, i proprietari hanno provato un ultimo inutile ricorso al Tar, prima di procedere all’abbattimento. Vi era anche un’ordinanza di demolizione e ripristino dei luoghi firmata dal sindaco Piero Puccio, dopo l’intervento della Procura che aveva intimato all’amministrazione di procedere all’abbattimento dello scheletro in cemento.
Il sindaco Puccio è finalmente soddisfatto. Ora la Scala dei turchi, insenatura che si narra accogliesse le navi dei pirati, potrà tornare il paradiso dei turisti. “Non ci lasciate soli – ha chiesto Puccio ai politici e ai cittadini – Le lungaggini burocratiche e giudiziarie hanno danneggiato l’immagine del nostro Comune. Dobbiamo tutti impegnarci per rilanciare la costa”.
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