LA BELLA ADDORMENTATA INCANTA IL PUBBLICO DEL BELLINI – INTERVISTE

La Bella Addormentata incanta il pubblico del Bellini. Successo per la prima a Catania della nuova creazione dell'opera di Cajkovskij riletta dal coreografo Matteo Levaggi e interpretata dal corpo di ballo del Teatro massimo di Palermo.

LA BELLA ADDORMENTATA INCANTA IL PUBBLICO DEL BELLINI – INTERVISTE

La Bella Addormentata incanta il pubblico del Bellini – Interviste. Tanti applausi nella sala grande del Teatro, stracolma per assistere al balletto creato con una coreografia d’impatto e sorprendente in cui il coreografo Matteo Levaggi, ha impresso una serie di suggestioni colte sia dal celebre cartone animato di Walt Disney del 1959 che dal recente film “Maleficent” (2014) con Angelina Jolie nei panni della strega malvagia.

La bella addormentata, rivisitazione contemporanea di Matteo Levaggi estratta dal grande titolo del repertorio classico. Levaggi non stravolge la trama, ma ne ridisegna l’estetica e introduce suggestioni disneyane, come il personaggio Fosco, braccio destro di Carabosse, tratto dal film Maleficent.

Interessanti alcuni spunti drammaturgici nei quali intravediamo Aurora, orfana e ribelle, cresciuta dal Paggio di Corte e circondata da personaggi maschili che rappresentano il bene e il male: così anche la Fata dei Lillà, che ricopre un ruolo ‘en travesti’ (secondo una corruzione dalla lingua francese: si tratta un personaggio che in un’opera teatrale viene interpretato da un attore di sesso opposto). E ancora Carabosse, interpretato come da tradizione da un uomo, dove la coreografia essenziale si identifica nelle note di Cajkovskij. Affabile l’impatto estetico, con qualche leggera diminuzione di limpidezza nella narrazione. Da sottolineare la forma dei solisti e del corpo di ballo.

La rappresentazione è frutto del genio coreografico di Marius Petipa e quello musicale di Piotr Il’ic Cajkovskij. La prima versione del balletto “La bella addormentata” è stata messa in scena nel 1890 (proprio nel Teatro di San Pietroburgo dove il maestro russo Mikhail Agrest è direttore stabile dell’Orchestra).

La parabola della protagonista ‘Aurora’ (dalla fiaba di Charles Perrault del 1697) lungo un secolo di storia francese, dal tramonto del 1500 all’alba del regno glorioso di Luigi XIV. L’omaggio al Re Sole ben si prestava, nel tardo-romanticismo russo, alla rievocazione dei cerimoniali tanto amati dalla corte pietroburghese e ribadiva l’elegante codice estetico di Petipa .

Matteo Levaggi, carismatico interprete negli anni Novanta (al Balletto Teatro di Torino e in Aterballetto) e successivamente giovane impegnato coreografo dal tratto eterogeneo, infatti, per molti anni è stato coreografo stabile dello stesso, ma anche ospite in contesti nazionali e internazionali.

Degne di nota le sue collaborazioni: Arena di Verona, Grand Théâtre de Genève, MaggioDanza, Los Angeles Contemporary Dance Company, effettuando importanti collaborazioni con il New York Choreographic Institute, Corpicrudi e il regista Davide Ferrario), conferma il proprio estro creativo con una sfida non tanto misurandosi con la tradizione del balletto, materia della sua formazione, ma evidenziando i principi della sua ispirazione.

Levaggi in passato, con gradevolezza si è distanziato dalla semplice narrazione, prediligendo il movimento ovvero i tinteggiati di danza pura, descrivendo strutture coreografiche del presente non in conflitto con il passato. Valido fautore di una danza significativa, che mette in risalto una espressione di potenza gestuale intrisa da richiami visivi e sonori.

Con Cajkovskij Suites per il balletto del Teatro di Torino, nel 2013 aveva affrontato in chiave moderma, due delle più note partiture del compositore russo (La bella addormentata e Il lago dei cigni) consacrando alla riformulazione in chiave stilistica contemporanea lo spirito romantico fissato dal repertorio classico.

Egli, in questo caso, si cimenta nella riscrittura dell’intero balletto de “La bella addormentata” per il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo. in questo caso senza stravolgere la trama, introducendo alcune parti drammaturgiche originali come la protagonista Aurora, orfana e adolescente ribelle, la quale fiorisce e cresce in una corte rappresentata con colori disneyani sotto la protezione del Paggio.

Intorno ad Aurora ruotano figure maschili onnipresenti, rappresentazione delle forze opposte del Bene e del Male  come la strega Carabosse originariamente interpretata da un uomo, e si aggiunge anche il ruolo de La Fata dei Lillà (en travesti).

Per quanto riguarda gli atti della composizione, essi hanno impostazioni differenti, il primo è chiaramente narrativo, il secondo disadorno e sostanziale. Il terzo si ricollega a Petipa proprio con la celebrazione delle nozze di Aurora immerso nei personaggi di Perrault.

Levaggi, sceglie di inoltrarsi nel racconto lasciandosi accompagnare dalle note di Cajkovskij, nel nostro caso magistralmente eseguite dall’Orchestra del Teatro Bellini diretta dal maestro russo Mikhail Agrest.

Infatti, il coreografo esprime una sensibilità musicale accattivante ed espressa in soluzioni dinamiche di gruppo. Ci siamo accorti che non tutti gli spunti drammaturgici del primo atto non collimino con una perfetta articolazione: presumibilmente per lasciare la possibilità ad una libera interpretazione.

La scena d’apertura e che è poi il centro del racconto preannuncia il maleficio: Carabosse, qui descritto stregone in pantaloni di pelle su un ampio trono di rovi d’argento. Egli è a capo di un’orda di creature striscianti e del sinistro Fosco, personaggio assente nella versione originale del balletto e tratto invece dal film del 2014 Maleficent diretto da Robert Stromberg, produzione Walt Disney Pictures.

Il quadro è segnato da dinamiche di movimento ampio e continuo in cui il gruppo alternatamente si chiude e si dirada, modellando lo spazio e il tempo secondo il ritmo di un destino inesorabile.

Dopo l’aria nefasta della prima scena, ecco che si festeggia la neonata principessa Aurora tra i colori accesi della corte, dove le fate della tradizione assumono l’aspetto di grandi e tondeggianti caramelle rosa. Nostalgiche delizie di un sogno fanciullesco che rendono un effetto gradevole e spensierato, assieme all’originale costume confetto. Le ‘caramelle’ danzando sulle punte, portando doni di buon augurio, seguendo le note musicali delle singole variazioni, assieme alla Fata dei Lillà, colorata ugualmente in bianco con costume spumeggiante.

Il pasticcio del mancato invito a Carabosse coinvolge nella sciagurata maledizione, che in ultimo viene affievolita dalla Fata madrina: ma Aurora, arrivata alla maggiore età, così come il maleficio impone, cadrà in un lungo e profondissimo sonno. Ma riuscirà a svegliarsi grazie a un autentico bacio d’amore.

L’impronta di Levaggi si identifica propriamente nel corpo di ballo del Teatro Massimo, secondo noi in buona forma: evidentemente disciplinato e rimodellato dalle nuove esperienze coreografiche nel corso delle stagioni e plasmato da un repertorio progressivamente più ampio.

Michele Morelli, che impersona il principe tratteggiato con linee moderne ma dal fascino antico, entusiasma il pubblico già alla prima entrata con un movimento tecnicamente pulito, mostrando particolari doti interpretative che ben parafrasa e impersona con i turbamenti dell’eroe della fiaba. Nei passi a due con Romina Leone (Aurora), in un primo tempo sentimentale, poi passionale, vigoroso, mostrandosi all’altezza di guidare il proprio regno e pronto al principesco matrimonio.

Romina Leone, nelle vesti di Aurora appare subito energica e sinuosa, convincente già nel primo atto, capace nel gestire le voglie e le ritrosie del suo personaggio adolescente. Sulle punte, abile e risoluta, interprete di un amore tanto desiderato e dopo tante traversie finalmente compiuto.

Si evidenzia la prova di Alessandro Cascioli che interpreta il Paggio, alle prese con l’invenzione del personaggio. Si rivela idoneo nel tratteggiarne l’apprensione, i timori e il sollievo finale. Si svela ottimo danzatore dai movimenti fluenti e molto musicale. Da elogiare inoltre,  Vincenzo Carpino nel ruolo di Carabosse e Vito Bortone in quelli di Fosco: ambedue figure molto espressive.

E ancora Andrea Mocciardini, Fata dei Lillà dallo sguardo severo e consapevole del proprio ruolo, ballerino di talento favorito dalle linee plastiche del suo corpo e dal movimento morbido e fluente. Buone le prestazioni delle fate Alessia Pollini, Francesca Bellone, Jessica Tranchina, Lucia Ermetto, Elisa Arnone, Annamaria Margozzi, deliziose al primo ingresso, pertinenti e musicali nelle variazioni.

Infine, il pubblico del Bellini ha applaudito e seguito lo spettacolo con attenzione, salutando con calore l’ingresso dei solisti e del corpo di ballo. Al giudizio finale: gli applausi convinti dalla sala.