FLASHDANCE, IL MUSICAL A CATANIA E PALERMO

Flashdance, il musical a Catania e Palermo. Il film più visto in Italia nel 1983 ha debuttato a Catania nella sua versione musical al teatro Metropolitan lasciando il pubblico sbalordito.

FLASHDANCE, IL MUSICAL A CATANIA E PALERMO

Flashdance, il musical a Catania e Palermo. Ieri ha debuttato per la prima volta a Catania il musical Flashdance, diretto da Chiara Noschese e con protagonista la poliedrica Valeria Belleudi regalandoci per un paio d’ore un sogno.

Ad affiancarle in quest’impresa troviamo un team creativo tutto italiano: le coreografie sono di Marco Bebbu, il direttore musicale è Angelo Racz, Gabriele Moreschi come set designer, Francesco Viglianti come light designer e Armando Vertullo come sound designer.

E’ un cast d’eccezione con Lorenzo Tognocchi nel ruolo di Nick Hurley, Elisa Lombardi come Gloria, Iliaria De Rosa e Rossella Contu come Kiki e Tess, Flavio Gismondi e Roberto Vandelli nei ruoli di Jimmy e Harry, Michel Altieri come C.C., Altea Russo come Hannah e Lorena Crepaldi nel doppio ruolo di Louise e Mrs. Wilde.

Un musical che ha riportato in vita i fasti della pellicola del 1983 diretta da Adrian Lyne, scritta da Tom Hedley e Joe Eszterhaz con protagonista Jennifer Beals, ma che allo stesso tempo ha saputo regalare qualcosa di nuovo, di fresco, un messaggio positivo di forza e di speranza.

La scena si apre subito con l’immagine dell’acciaieria dove lavora Alex, rispettata da tutti per l’impegno che mette nel suo lavoro, nonostante il suo sogno sia quello di ballare.

“Ho solo la fantasia, con lei scappo via” canta, perché ancora non ha il coraggio di inseguire il suo sogno, è bloccata dal trauma del suo passato troppo duro, dalla paura di non essere all’altezza, ma lei vuole trasformare quei cieli di città, vuole vivere il suo sogno e anche se titubante, insicura e anche un po’ insicura, prende quella domanda di ammissione e la porta con sé.

La verità è che non è ancora pronta ad uscire dalla sua zona di confort, fatta dalle esibizioni di danza da Harry’s e cerca in tutti i modi di trovare una scusa per non provare, ma le sue amiche la incoraggiano e allora lei inizia a crederci realmente ed è qui che vediamo riprodotta l’iconica scena di Maniac, seguita poi da tutte le altre scene cult come il ballo sulla sedia e la conseguente scena della doccia e, ovviamente, l’audizione.

Alex non è da sola sulla scena ad affrontare tutto, ma l’accompagnano le amiche di sempre, che nel musical sono ben più approfondite e Hannah, la sua mentore e quasi seconda madre, che con un incondizionato slancio di affetto la incoraggia a inseguire il suo sogno, perché crede in lei.

Hannah è una ex ballerina che non si è mai rassegnata dalla fine della sua carriera e vuole credere che, nel mondo, ci sia ancora un ruolo per lei e per questo sulla scena improvvisi passi di danza in memoria dei vecchi fasti, dimostrando che non c’è un’età per sognare.

È quasi il perno morale di Alex e le ricorda che “non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli artisti” e che alla Shipley “possono ricevere centinaia di domande, ma tu hai bisogno solo di una possibilità”. E una possibilità è quella che vogliono tutti loro in realtà, Alex, Gloria, Jimmy… vorrebbero solo che qualcuno, forse anche loro stessi, ci credessero, almeno per un po’.

Così Gloria per inseguire il sogno di diventare una diva si lascia irretire dalle false promesse di C.C., Jimmy credendo di essere un bravo comico lascia Pittsburgh per cercare il successo a New York e Alex tenta il tutto e per tutto per un sogno che non sa se si realizzerà mai.

Immancabile ovviamente la storia d’amore tra la protagonista e il ricco Nick Hurley, che da subito irretito da lei viene inizialmente respinto a causa del suo cognome. Alex ha paura anche di lui, ha paura che la gente le dirà di no e quindi dice di no per prima, ma alla fine capirà che non c’è niente di più bello che lasciarsi andare all’amore e alla vita.

E nonostante tutte le difficoltà, nonostante la lite furiosa con Nick per quella raccomandazione, nonostante la tragica morte di Hannah, lei ha la forza di risollevarsi, di credere per l’ultima volta nel suo sogno e di vincere la sua possibilità con le sue forze.

Sembra quasi scontato vedere Alex come la controparte fittizia di Valeria Belleudi, che dice: “Nella storia di Alex c’è tutta la mia storia: la scalata voi la vedete racchiusa in due ore e mezza, la mia è stata racchiusa in 10 anni” e ringrazia la regista Chiara Noschese per questo: “All’inizio capirci non è stato semplice perché lei è molto rigorosa, è una che si ricorda molto bene quello che ti ha detto il giorno prima perciò lo devi ricordare anche tu. Io invece ero un po’ superficiale e quindi è stato un bel percorso e adesso ci adoriamo. Io la ringrazierò sempre perché è stata l’unica realmente a darmi quest’opportunità: non l’aveva mai fatto nessuno prima, come potrei non esserle grata”.

Come Alex anche lei ha dovuto lavorare sodo per poter realizzare il suo sogno e nel musical si vede come in Alex ci sia anche un po’ dell’emozione di Valeria, della sua grinta, della sua passione, come ci metta tutta se stessa per un ruolo che, casualmente, racconta in parte la storia della sua vita: “Momenti di sconforto ce ne sono stati, soprattutto all’inizio, quando ti vedi sbattere tante porte in faccia e dici: ma ne varrà la pena? Sto percorrendo la strada giusta?

Però io sapevo che prima o poi sarebbe arrivato anche il mio momento quindi ho saputo semplicemente aspettare. Certo non pensavo facessero di nuovo Flashdance perché era un musical che era già stato fatto e non pensavo di prendere un ruolo così sfidante anche a livello fisico, perché alla fine io ho trentadue anni e se ne hai venti, venticinque anche fisicamente hai una forza diversa, invece è arrivato forse quando doveva arrivare. Però sì, ci ho sempre creduto”.

Alla fine Flashdance ci parla di questo, di seconde possibilità e di coraggio di mettersi in gioco, di donne che “faccio arte e mostro ciò che voglio”, di sogni che si realizzano e della consapevolezza che a volte, i sogni che abbiamo, non sono quelli giusti, di quei momenti che “io lo sapevo che non era reale, ma era un bel sogno” e di “più le cose si mettono male, meno hai da perdere” e che, anche se magari a volte non è quello che ti aspetti, un lieto fine può arrivare per tutti.

Alessia Consiglio

fotografie Pietro Torre