DACCA CHIUDE, RABBIA E DISPERAZIONE

Dacca chiude, rabbia e disperazione. I lavoratori occupano la fabbrica ad Aci Catena (Ct) e chiedono l’intervento del governo per la riconversione.

DACCA CHIUDE, RABBIA E DISPERAZIONE

Dacca chiude, rabbia e disperazione. La fabbrica di Aci Catena, comune dell’hinterland catanese è tra le aziende storiche del territorio.

L’azienda si occupa di produzione di stoviglie di plastica e ha annunciato che chiuderà i battenti. A poco sono serviti gli appelli dei sindacati per salvaguardare almeno i posti di lavoro.

Stamane gli operai della fabbrica sono davanti ai cancelli per protestare. Ma l’amara vicenda induce a pensare come l’azienda che non ha mai pensato alla riconversione nonostante da anni l’Europa puntasse sulla politica del plastic free.

Tutto ciò lascia aperte le riflessioni sul ruolo delle politiche sul lavoro non prese in considerazione.

Giuseppe D’Aquila segretario Filctem Cgil commenta la vicenda: «La Dacca è la prima vittima di una politica non gestita del Plastic Free,  ho il timore che non sarà l’ultima».

Poi aggiunge: «Un’azienda storica del mezzogiorno chiusa con 100 lavoratori in mezzo una strada in preda alla disperazione sono il risultato di una politica ambientale solo teorica».

Spiega D’Aquila: «Governare i processi vuol dire gestire la transizione e per gestire la transizione bisogna incidere sulla cultura d’impresa su quella sociale e sul lavoro».

Continua il sindacalista: «Il Governo invece di aggredire la pancia della gente attraverso un populismo bieco e disarmante, intervenga immediatamente per determinare in modo concreto un processo di riconversione di un intera filiera produttiva manifatturiera di eccellenza».

Conclude D’Aquila: «Per chiudere un processo produttivo devo prima determinarne un altro e non posso farlo solo a parole. Le chiacchiere, su alcuni temi, determinano soltanto macelleria sociale».