Donne in Guerra, applausi al Verga di Vatania. È il primo dei venti spettacoli, sotto il titolo “Guardate le stelle”, proposti per il cartellone 2021-22.
Donne in Guerra, applausi al Verga – Interviste
Donne in Guerra, applausi al Verga – Interviste. Ha debuttato al Teatro Stabile di Catania lo spettacolo Donne in Guerra, dopo i premi ottenuti a livello nazionale e internazionale (Ubu, Fersen 2015, Les Eurotopiques 2014).
È il primo dei venti spettacoli, sotto il titolo “Guardate le stelle”, proposti per il cartellone 2021-22.
“Il tetro non solo regala suggestioni – spiegava il direttore Laura Sicignano nella conferenza stampa di presentazione – ma esorta ad alzare lo sguardo nei momenti in cui lo sforzo sembra più arduo.
Ribadire che cercare la bellezza, porsi domande importanti, tendere verso l’alto è adesso più che mai una sfida e un’opportunità».
“Ci ritroviamo infatti a programmare la nuova stagione -dichiarava la vicepresidente Lina Scalisi– con la determinazione di riuscire a collocare il Teatro al centro come punto di riferimento culturale”.
E il 28 settembre, con un’anteprima riservata, è iniziata la stagione del ‘Verga’.
Sei donne, sotto la regia di Laura Sicignano, hanno dato il via al ‘viaggio’.
Gli spettatori vengono introdotti in uno spazio sovvertito, caratterizzato dalla contaminazione tra scena e platea, tra parola trasmessa e compartecipata: comincia un intenso dialogo emozionale.
Diplomate in varie accademie italiane (Roma, Catania, Genova, Milano), ad una ad una le protagoniste si presentano lungo la linea ferrata della stazione di partenza.
Federica Carruba Toscano (Maria), Egle Doria (Zaira), Isabella Giacobbe (Irene), Barbara Giordano (Anita), Leda Kreider (Milena) e Carmen Panarello (Signora De Negri) raccontano le proprie vicende.
“Le storie di queste donne -scrive Laura Sicignano nelle note di regia- sono emblematiche ed esplose come bombe.
Nei loro occhi è rimasta l’immagine di un evento che le ha segnate per sempre e che esse continuano a raccontare all’infinito perché non venga dimenticato.”
Rilasciando un’intervista al nostro giornale Laura Sicignano aggiunge:
“A questa generazione che ha vissuto la guerra, a questa donne dobbiamo molto; ci hanno regalato la libertà, il voto, i diritti di cui oggi godiamo“.
“Con Alessandra Vannucci, coautrice, abbiamo raccolto storie di guerra da racconti familiari o da testimoni del tempo“.
“Abbiamo voluto riscrivere in forma teatrale le testimonianze dirette delle poche sopravvissute, e racconti, ricordi, lettere, diari, insomma storie vere“.
Continua la regista:
“La messa in scena consente, per la sua originalità, al pubblico di partecipare all’azione».
Infine, conclude la Sicignano:
“Il viaggio in treno, un mezzo di trasporto poetico, che permette ai personaggi di interagire è un viaggio esistenziale; il filo conduttore è la guerra di tutte le ere e la resistenza delle donne.”
Nell’estate del 1944 in un’Italia dilaniata tra lotte partigiane, avanzata degli alleati e resistenza tedesca, le sei donne senza uomini – mai passive- riprendono in mano i loro destini.
I racconti, crudi e veri, si intrecciano, si scontrano e si sovrappongono, tra paure, ricordi teneri o tragici, resilienza fino alla tragedia finale.
La piccola Irene, condannata al suo ruolo infantile dopo aver subito un vile stupro, attraversa la scena con la bambola in braccio piagnucolando.
“È il viaggio di una bambina cresciuta troppo in fretta – spiega la giovane Giacobbe fresca di diploma-e traumatizzata da un tragico episodio, ma che non ha perduto il piacere di conoscere il mondo”.
L’attrice si dichiara felice di appartenere al cast scelto dalla Sicignano e dell’armonia tra le colleghe:
“è una vera congiunzione astrale!”
Maria, spaurita per l’assenza del marito scopre come superare la sua disperata solitudine: diventa operaia, si emancipa e addirittura rivela il suo carisma di leader in fabbrica.
Rimane invece imprigionata nel suo ruolo di brava moglie e madre borghese la Signora De Negri.
Fiera del suo ‘ideale’ fascista, Anita, repubblichina di Salò, si scontra violentemente con l’orgogliosa partigiana Milena.
Leda Kreider, prprio nei panni di Milena precisa -nell’intervista rilasciataci- che interpreta “una soldatessa che crede negli ideali del fascismo
Nella prima e ultima lettera alla madre, mentre attende la morte in una fossa comune, reitera la sua fede nella strada che coscientemente aveva scelto.
Il suo dolore più grande non è la morte ma l’umiliazione subita.
Amo -aggiunge- il teatro (ho anche partecipato ad alcune fiction televisive) in cui credo fermamente perché è fonte di vita e di arte e consente di trasmettere cultura attraverso il corpo”.
Profondamente umana, quasi al di sopra delle parti e insieme collante del gruppo, è Zaira, la levatrice.
“Lei faceva nascere le creature e chiudeva gli occhi ai morti -dichiara Egle Doria-, rappresenta ciò che cerchiamo nella vita: umanità, possibilità di trovare conforto in ogni momento della vita dalla nascita alla fine.
È stata un’esperienza straordinaria, pura, sincera, vera. Insieme a Laura e alle colleghe siamo una forza per l’amore profondo verso quel che facciamo e per come lo facciamo.
In scena diventiamo realmente ciò che la narrazione richiede da noi: è una gioia rinnovare la memoria attraverso le storie universali di queste donne, storie che travalicano il tempo e lo spazio.”
Zaira mette pace, consola, incoraggia, sostiene e sparge semi di saggia umanità: aiuta a nascere e a morire!
È il messaggio che emblematicamente consegna alle compagne che hanno consapevolmente vissuto il proprio viaggio e accettato, giunte alla meta, un destino coscientemente scelto.
La morte, tra l’alfa e l’omega, è l’atto finale della vita senza cui non può esserci rinascita.
È l’eterno mito -da Proserpina alla Pasqua cristiana e oltre- del ciclo della natura, l’indispensabile premessa della continuazione della vita stessa.
Il racconto aiuta a non dimenticare (“Non dimenticar le mie parole…) e il grido “Guerra alla guerra!”
diventa universale ed eterno, parla alle coscienze…e giunge, in questi difficili tempi, fino a noi.
Grazie Laura, Alessandra, Federica, Egle, Isabella, Barbara, Leda e Carmen per averci regalato questa straordinaria emozione!
Foto e montaggio video Davide Sgroi
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