Da quando i comunisti non sono più in parlamento, la situazione in Italia non è certo migliorata, anzi è molto peggiorata. Lo afferma Pierpaolo Montalto, segretario provinciale di Rifondazione comunista, che questa mattina a Catania, nella sede della Cgil, ha aperto i lavori del congresso della Federazione della Sinistra. Un intervento, il suo, che ha messo alcuni punti fermi: critica nei confronti della scelta del governo Prodi per la partecipazione alla guerra o per avere nominato Mastella ministro della Giustizia, ma le critiche principali naturalmente sono andate al governo Berlusconi,
Quanto all’ipotesi Vendola come leader del centrosinistra, Montalto ha parlato di suggestioni leaderistiche non escludendo un sostegno ma chiedendo al governatore della Puglia di dire parole chiare su quattro questioni essenziali: eliminare la legge 30, cancellare la Bossi-Fini, cassare la legge Giovanardi e infine dire un no netto alla guerra. Da qui, per Montalto, si può ragionare per costruire un’alleanza democratica e ricostruire un progetto culturale di sinistra e una soggettività comunista.
Di soggettività comunista da ricostruire in maniera unitaria ha parlato anche Luca Cangemi, segretario regionale del Prc, che ha sottolineato come in questo momento i comunisti siano “immotivatamente divisi”: immotivatamente perché la situazione “già da tempo richiede unità” e immotivatamente perché non ci sono più ragioni di linea politica o di cultura politica che possano giustificare la divisione. Una divisione, secondo Cangemi, dovuta al fatto che – citando Gramsci – “le classi dominanti agiscono sulle classi subalterne” attraverso “l’azzeramento del tempo”, in cui le fasi vengono “appiattite nel presente”, “non c’è processualità, non si vedono le relazioni e dunque le nostre identità ci sembrano assolute e confliggono”. Almeno finora, perché adesso per Cangemi è tempo di “rompere questo meccanismo per un dovere di classe, perché siamo comunisti e dobbiamo rappresentare il conflitto di classe”. Per questo, secondo Cangemi, la Federazione della Sinistra non dev’essere un coordinamento elettorale né una conferenza programmatica, perché c’è “bisogno di un partito comunista, uno, che chiuda la fase delle divisioni” e si faccia promotore dell’iniziativa politica se non si vuol fare “un regalo a Vendola il cui progetto leaderistico resterà unico”.
Orazio Licandro, membro della segreteria nazionale dei comunisti italiani ha manifestato la necessità di arrivare nuovamente a un unico partito comunista e al tempo stesso di ricostruire la sinistra. Ha sottolineato inoltre “l’ambizione di chiudere una storia secolare di rancori e scissioni” nella libertà di confronto e nel pluralismo delle idee. Ma – ha ammonito – non bisogna “interpretare il processo unitario al ribasso” né farsi dettare l’agenda politica da altri. Licandro ha quindi analizzato la situazione politica nazionale parlando di modello autoritario crescente, sfibramento delle istituzioni e sbriciolamento dell’intero ordinamento giuridico. Il dirigente nazionale del Pdci-FdS ha ricordato quindi una crisi economica formidabile, che non dà speranze di alcuna ripresa, il lavoro che manca, gli ammortizzatori sociali che stanno finendo e non ci sono soldi per rifinanziarli e ha parlato del caso Pomigliano come della “sperimentazione di un nuovo modello fatto di barbarie, precariato e illegalità.
Rispetto alla soluzione della crisi politica, Licandro ha messo in guardia dalla possibilità di un governo tecnico che serve a “nascondere zozzerie peggiori di quelle che si vuole rimuovere” e sarebbe ancora più classista, razzista e reazionario perché sostenuto da Confindustria e dalla gerarchie ecclesiastiche. Quindi ha spiegato come la FdS proponga un’alleanza di difesa della Costituzione, che ripristini le condizioni di democrazia e di legalità, ma ha precisato che non ci sono le condizioni per un’eventuale partecipazione a un governo di centrosinistra. Anche alla luce di quanto accade in Sicilia, dove al momento la “palude di ambiguità” in cui si muove il Pd con le sue alleanze “innaturali” esclude qualunque possibilità di alleanze con il partito di Bersani ai cui esponenti siciliani ha rivolto una domanda: fin dove il tatticismo porterà a subordinare ciò che è giusto a ciò che è più utile per qualcuno di loro? Così come ha rivolto a un appello a quella che ha definito “la nouvelle vague” dell’antimafia e cioè Lumia e Crocetta: “riconoscete di avere sbagliato e staccate la spina”.
Al congresso hanno portato i loro saluti gli esponenti di partiti del centrosinistra e di numerose associazioni, molti dei quali hanno sottolineato come a Catania e in Sicilia il Partito democratico abbia tradito l’elettorato, come sia importante la centralità del lavoro e della questione meridionale contenuta nel documento congressuale della Fds, come – infine – siano da mettere da parte protagonismi e rivalità e uscire dalla crisi dal basso e da sinistra.
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