Catania sprecone, distratto, sfortunato. Da Atzori a Mihajlovic non è cambiato nulla, anzi la classifica è peggiorata, adesso è all’ultimo posto, il gruppone delle pericolanti si è allungato e il campionato ha una giornata in meno.
Certo, sperare o pretendere, in appena cinque giorni, dal neo tecnico serbo miracoli era mera follia, ma rivedere la stessa squadra, che più che rabbia suscita compassione, a questo punto fa veramente male.
Solito primo tempo “anema e core”: tanto fumo ma poco arrosto, anche perché Morimoto, Mascara e Llama sbagliano più dell’immaginabile. Scampato il pericolo, il Livorno, come altre squadre in precedenza, pensa che tutto sommato vale la pena provarci e la fortuna aiuta gli audaci, non chi ha paura di se stesso.
Insomma, la sconfitta 0-1 per certi versi ci sta tutta, perché viene addirittura legittimata dal palo di Alvarez in pieno recupero: cioè la jella tipica del perdente.
Mihajlovic e Pulvirenti, in sala stampa, sembrano doppiarsi a vicenda: strada più in salita, ma certezza di riuscire a salvarsi, dicono. Addirittura la crisi della Juve diventa uno stimolo in più per sognare l’impresa.
Ma, sogni a parte, la società dovrà muoversi, e per tempo, per il mercato di riparazione. L’organico è decimato da infortuni a lunga scadenza, gli atleti-certezza sono diventati sinonimo di delusione (non ce ne voglia Andujar), manca grinta ed esperienza. Non basteranno le maniche di camicia rimboccate del tecnico, pur in una giornata gelida, a trascinare il Catania verso la salvezza.
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