L’esigenza che la politica si occupi concretamente del mezzogiorno è ormai un processo irreversibile, per fare ciò bisogna avere il coraggio di ammettere che i partiti tradizionalmente intesi hanno fallito il loro obiettivo.
E’ da fare risalire all’età giolittiana nel 1901 , una fase positiva per il sud del Paese con fondi destinati alle bonifiche e per la costruzione di porti, ferrovie e strade, ultimo vero finanziamento alla fine degli anni ’50 con la realizzazione della rete autostradale di collegamento tra Catania, Palermo e Messina. Da allora risorse a pioggia senza una vera strategia di adeguamento ad un nord sempre più avvantaggiato non solo da una politica che guardava a quel territorio con maggiore interesse, ma anche per fatti geografici di vicinanza all’Europa.
Bisogna riattivare innanzi tutto dalla base un interesse verso la politica che in questi ultimi anni ha invece utilizzato la Sicilia ed il mezzogiorno come un distributore, dal quale attingere carburante senza mai ricambiare il beneficio.
Occorre una nuova politica, che potrà decollare solo se le migliori classi dirigenti locali sapranno riscoprire le proprie radici di identità per l’ interesse del meridione, a qualunque costo.
Che Miccichè e Lombardo si siedano per discutere del Partito del Sud non è da vedere come un interesse da poco, è l’intero mezzogiorno che lo chiede con forza, e se non sentono queste voci vuol dire che sono lontani dalla gente.
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