“Ho formato un governo di tecnici, che non sono impegnati in politica – ha annunciato Raffaele Lombardo – credo che sarà una buona giunta”. Così anche il quarto governo Lombardo parte con non poche polemiche e qualche sorpresa.
Le polemiche sono venute fuori con uno scambio d’accuse di ribaltone, accuse partite come previsto dai “lealisti” berlusconiani e Udc pro-Berlusconi che lo accusavano di aver cambiato il volere degli elettori con un altro ribaltone. In aula Lombardo tuonava così:
“La prima riforma – ha precisato Lombardo – sarà quella che riguarda noi stessi, la Regione, per molti versi inefficiente e per altri parassitaria”. Quindi, ha definitivamente sancito in aula il distacco politico della Sicilia da Roma in nome dell’Autonomia e la morte del bipolarismo. E, dopo avere lanciato uno strale al governo Berlusconi, per aver varato, mentre il Paese va in declino, una finanziaria di lacrime e sangue che alla Sicilia costerà più di un miliardo di euro, ha replicato a Leontini e a quanti dai banchi continuavano a chiamarlo “ ribaltonista e trasformista”, affermando, con chiaro riferimento a Leontini e al capogruppo dell’Udc Rudy Maira che “ trasformista e ribaltonista è chi volta le spalle al proprio presidente eletto su mandato popolare. Trasformista e ribaltonista è chi non accetta una riforma sanitaria presentata dall’assessore alla salute, Massimo Russo, presentando piuttosto una controriforma. A Roma – ha aggiunto, il presidente, riferendosi ai precedenti avvenimenti che avevano portato alla rottura dei rapporti prima con l’Udc e, quindi, con il Pdl dei “lealisti”, che non avevano esitato a votare, insieme con il Pd, all’opposizione, il Dpef del governo – viene definito ribaltone un dissenso espresso al presidente del Consiglio e invece sarebbe coerenza a Palermo esercitarsi in un tiro al bersaglio al presidente della Regione e al programma?”. Sono seguite polemiche e concitazioni che, hanno interrotto più volte l’intervento del governatore obbligando il presidente dell’assemblea Cascio a sospendere la seduta.
Inaspettati sono i nomi del prefetto Giosuè Marino, che ha polarizzato su di lui tutto il Pd, e che torna in Sicilia dopo l’esperienza da commissario antiracket, e quello di Elio D’Antrassi, esperto catanese di internazionalizzazione dei prodotti agricoli, al quale dovrebbe essere riconosciuta l’attribuzione assessoriale all’Agricoltura.
Il resto degli assessori sono i sei riconfermati: Massimo Russo, Caterina Chinnici, Pier Carmelo Russo, Mario Centorrino, Gaetano Armao e ancora, in quota Futuro e libertà Gianmaria Sparma e Letizia Di Liberti, entrambi dirigenti regionali, poi, Andrea Piraino, professore palermitano designato all’Udc, Sebastiano Messineo, docente universitario a L’Aquila e tecnico in quota Api. Fuori Egidio Ortisi e Nino Strano. Questo, si dice, avrebbe generato qualche malumore tra rutelliani e finiani.
Rimane in forse la conferma per i due dei nuovi componenti della giunta appena varata: gli uffici della presidenza della Regione stanno valutando la presunta incompatibilità tra il ruolo di assessore e quello di dirigente regionale, problema che riguarda Gian Maria Sparma e Letizia Diliberti. In base alla disposizione Brunetta, se i due dirigenti accettassero di fare l’assessore, quindi un incarico politico, a conclusione del mandato si presuppone che non potrebbero più ricoprire il ruolo dirigenziale. “Siamo in fase di verifica – ha detto Lombardo, nel corso della presentazione alla stampa della nuova giunta – questione di qualche giorno e capiremo come agire”. Da indiscrezioni, Letizia Diliberti potrebbe non accettare di entrare in giunta, al suo posto ci sarebbe già pronto Marco Salerno, anche lui dirigente.
In conclusione, niente da fare, così come previsto, da parte del Pdl lealista e di una parte di Udc in contrasto con Casini. Via libera dagli altri partiti, che in Sicilia si accingono a formare un laboratorio politico che potrebbe essere il la fase iniziale di un ipotetico “terzo polo” (Udc, Api, Fli e Mpa) costituito in un asse riformista col Pd.
Ancora una volta Lombardo ha confermato di volere andare avanti considerato che i numeri lo confortano. “Sul programma sentirò tutti voi – ha scandito il presidente – se dovrò cambiare due o tre punti lo farò, ne cambierò anche cento se sarà necessario, ma ovviamente non cambio la mia linea“. Infatti il nuovo governo tecnico potrebbe contare su più di 50 voti. Nuova giunta vista di buon occhio anche da una buona parte dei deputati che fanno capo a Dore Misuraca, inoltre si vocifera su un possibile sostegno di un paio di deputati dell’area Miccichè, che non sarebbero propensi a seguire il loro leader nel Partito del Popolo siciliano.
Ma la linea esposta dal presidente della Regione Siciliana non ha convinto molti. Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, coordinatori del Pdl in Sicilia, si sono fatti portavoce di questo diffuso “malcontento”: “L’idea di una Sicilia guidata da procuratori, burocrati e prefetti – hanno sottolineato – e in più un presidente su cui tutti hanno le idee chiare, è la sconfitta più eclatante che i siciliani potevano subire”.
Favorevole il commento di Giuseppe Lupo, segretario regionale del Pd, che ha commentato positivamente il varo del nuovo governo. “Il centrodestra – ha dichiarato – è stato fatto a pezzi e si è autoribaltato, ha ridotto questa regione a una condizione economica e sociale disastrosa. Questo ci stimola ad assumerci le nostre responsabilità. Ci spinge a provvedere – ha concluso Lupo, che sottolinea il fallimento del Pdl nell’isola – e invoca la necessità di riforme importanti con un progetto di rilancio dello sviluppo economico”.
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