Il referendum si è svolto regolarmente, nonostante le formidabili pressioni finalizzate a impedirlo. È stata una consultazione ampia, serena, con una partecipazione appassionata, documentata da osservatori indipendenti della Facoltà di Scienze politiche di Catania, dalle forze dell’ordine. dai media e messa ancor più in risalto dalle consuete pagliacciate inscenate dall’MPA. Il risultato è lampante: una larghissima parte dei democratici di Caltagirone non approva la scelta del PD siciliano di sostenere il Presidente Lombardo. Lupo, anziché valutare il risultato e avviare immediatamente una seria riflessione, si dice sicuro che il voto è stato inquinato da elettori del PDL. A Caltagirone si dice: “Lupo di mala coscienza come opera pensa” ma, a parte le battute amare, a Lupo rispondo che se avessimo voluto truccare il referendum non avremmo distinto rigorosamente urne e schede, non avremmo richiesto la collaborazione dell’Università e, soprattutto, non governeremmo da tanti anni una città così orgogliosa e densa di storia. A Lupo, che ha perso un’altra occasione per riflettere prima di aprire la bocca e lasciandogli la responsabilità grave di insultare non me, ma migliaia di elettori democratici, aggiungo poi che, qualora si ritenga il test insignificante perché locale o in quanto (questo sì) condizionato dalla reazione emotiva suscitata dai suoi atti sconsiderati, essendo ancora il segretario regionale del PD può fare una cosa molto semplice: indire finalmente un referendum regionale. Quanto al conseguente commissariamento del segretario di una delle poche città siciliane nella quale da quasi un ventennio governano apprezzate amministrazioni “riformiste”, ho due messaggi per due destinatari assai diversi: Lupo e Bersani. A Lupo dico solo che sono tra coloro che l’hanno votato quale segretario e spero si renda conto al più presto che il suo è stato un atto tanto illegittimo quanto illiberale, senza alcun valore giuridico, ma dal gravissimo significato politico e che, in politica come nella vita, è sempre meglio riconoscere onestamente un’intemperanza, che reiterarla all’infinito.
A Bersani, con stima e affetto, dico che il sottoscritto è segretario di uno dei tanti circoli sui quali lui stai puntando per costruire un partito riformista “dal basso” e non uno dei molti dorotei che sgomitano per costruire parabole personali, per il quale la politica è azione collettiva che rende nobile mediazione e tattica, a patto di non transigere su alcune regole e valori fondanti. A Bersani rivolgo quindi un appello accorato: la vicenda siciliana, della quale questa vicenda minore balzata agli onori della cronaca è un’abbagliante metafora, va maneggiata con maggior cura e coraggio, perché su questo fronte rischiamo di perdere definitivamente qualcosa di ben più importante dei consensi elettorali.
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