Da circa un anno è stata annunciata la chiusura della Fiat di Termini Imerese e nulla è stato fatto per cercare una seria alternativa alla luce delle proteste di ieri degli operai di Termini Imerese e i dati sul calo delle vendite delle auto italiane. “In un primo momento Marchionne aveva dichiarato di voler investire nello stabilimento siciliano e nell`indotto, per una produzione di circa 100 mila auto, ma poi ha cambiato idea e ha deciso di chiudere, mentre la nuova Ypsilon, che doveva essere prodotta lì, verrà assemblata in Polonia. Con il risultato che migliaia di lavoratori siciliani verranno mandati a casa. “Questo è il secondo grazie che Marchionne dà al ministro della disoccupazione Sacconi per l`approvazione dell`articolo 8 della manovra – spiega una nota dell’Italia dei Valori – il primo grazie, invece, è arrivato l`altro ieri con la decisione di chiudere la Irisbus di Avellino”. I lavoratori meritano rispetto, solidarietà ma soprattutto la seria ricerca di una soluzione. L`Italia dei valori ha già avanzato le sue proposte: acquisizione dello stabilimento, da parte della regione Sicilia, al valore di 1 euro; infrastrutture adeguate, a partire dal porto, con investimenti per 350 milioni di euro e, infine, utilizzo dei 100 milioni di euro di fondi europei messi a disposizione per un bando internazionale di gara, rivolto a produttori di tutto il mondo, tale da rendere conveniente e interessante l`investimento in Italia per un secondo costruttore di auto
”Gli oltre 2.200 lavoratori della Fiat e dell’indotto di Termini Imerese sono in sciopero per il quarto giorno consecutivo contro la mancata convocazione da parte del Governo dell’incontro sul futuro dello stabilimento siciliano – è intollerabile afferma il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini che a Termini Imerese, come all’Irisbus di Grottaminarda (Avellino), le lavoratrici e i lavoratori siano costretti a lotte durissime e a pesanti sacrifici per ottenere quanto in un Paese civile dovrebbe essere scontato: un negoziato sul loro futuro”.
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