Da quando è entrato in vigore l’aumento iva, molti prodotti hanno subito un aumento dei prezzi dal 20 al 21% i detersivi per esempio, i giocattoli, le tv, ma anche auto, moto, abbigliamento, scarpe, computer, vino, cioccolata, calzature e una serie di altri servizi. Maggiorazione che di conseguenza ha fatto effetto immediatamente sui prezzi. Ma non dell’1%, come si potrebbe pensare. Secondo la denuncia delle associazioni dei consumatori il rincari hanno superato abbondantemente il balzo dell’Iva, fino ad arrivare a punte del 7%. L’Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) – per esempio – ha monitorato alcuni negozi prima e dopo l’innalzamento dell’aliquota. Secondo le associazioni dei consumatori il rincaro dell’iva colpisce sopratutto musica e film. Infatti un cd musicale costa in media 20,90 euro, per un dvd con un film servono 23,50 euro. Con l’aumento legato al rincaro iva, i prezzi sono in realtà saliti del 7,7% e del 2,6% in più rispetto ad agosto. Se poi si guarda al confronto con i mercati europei, emerge che i prezzi negli altri paesi sono notevolmente inferiori.
“E’ incredibile che ci siano aumenti di prezzi in questo momento – ha dichiarato Claudio Melchiorre presidente Adoc Catania(nella foto) – debiti in salita, niente risparmio, un salasso da 1550 Euro da sopportare. Che la distribuzione non si lamenti tra qualche settimana se ci sarà un’ulteriore riduzione della spesa delle famiglie. Ci vorrebbe maggiore lunigimiranza quando si stabiliscono i listini. Si dovrebbe pensare che non c’è solo l’oggi, ma anche un domani. Ebbene, la grande distribuzione, come la piccola si preparino a raccogliere quello che stanno seminando. Povertà. Noi ci aspettiamo l’intervento degli Enti Locali. Non solo e non più con mercati del contadino che sono diventati occasioni commerciali per ottenere denaro pubblico per fare commercio, cosa contraria allo spirito del cosiddetto km zero. Chiediamo iniziative serie e consistenti per avere un paniere di prezzi calmierati con il controllo dei consumatori e il patronato delle Istituzioni. Così si salvano le famiglie e le imprese.”
Aumentati anche il costo del pane e dei beni di primo consumo. Il Codacons, fa notare che “se l’Iva passa dal 20 al 21%, non significa che un bene che prima veniva 1 euro ora passa a 1,01 euro. Bisogna scorporare e considerare il prezzo del bene senza iva, e su quello applicare l’Iva maggiore al 21%. Facendo questi calcoli, i conti non tornano. Lo dimostrano le tantissime segnalazioni arrivate nelle sedi degli enti posti alla tutela dei consumatori. aumento scellerato
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