Sala gremita al centro Zo per la rappresentazione dello spettacolo teatrale “Occidente Solitario” che fa parte di una rassegna di teatro contemporaneo “Te. st” organizzata dal Teatro Stabile di Catania. Due fratelli, un rancore infinito che si autoalimenta da sempre, di giorno in giorno, di litigio in litigio. Un prete che affoga le sue continue crisi di fede nel whisky, sempre più incredulo rispetto alle macabre e surreali vicende che in pochi giorni si susseguono, i tre omicidi e il suicidio che sconvolgono, ma non più di tanto, il povero paesino irlandese in cui “Occidente solitario” è ambientato. Coleman e Valene, i due fratelli, sembrano gioire delle disgrazie l’uno dell’altro, scambiandosi vicendevolmente momenti di pura cattiveria e “dispetti” ai limiti della sensibilità umana. Coleman (interpretato da Claudio Santamaria), rabbioso e squattrinato, è l’emblema del contesto morale e culturale che fa da sostrato alla commedia (uccide il padre a sangue freddo e senza battere ciglio); Valene (Filippo Nigro), un po’ tardo ma molto legato ai propri averi, colleziona statuine sacre in maniera compulsiva. A chiudere il “quartetto” è una ragazzina, nota appunto come “Ragazzina” (interpretata da Nicole Murgia), che vende whisky di contrabbando per comprare vestiti e accessori alla moda.
Sarà l’incredulità del prete (intrepretato da Massimo De Santis) rispetto al totale sovvertimento di schemi culturali e comportamenti civili a fare da motore al racconto, in cui è poco significativo il tempo della storia mentre è molto forte l’impatto dialogico e comunicativo. Un’indagine sociologica, esagerata ma non troppo, sui vizi e i limiti della società moderna e sulla caducità di valori storici come quelli legati a famiglia e fratellanza. Una lente d’ingrandimento che, attraverso dialoghi divertenti perché surreali, sottolinea il potere potenzialmente distruttivo di una persona su un’altra e quanto affetto e solitudine possano essere due lati dello stesso rapporto. Si sorride e si riflette con amarezza.
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