"«Non riesco ad immaginarmi lontana dal teatro, la forma d’arte più antica e prestigiosa, e dal contatto diretto col pubblico, che rende ogni spettacolo unico e diverso dagli altri. Non nascondo però che troverei molto stimolante girare una pellicola con registi come Virzì, Muccino o Verdone".
In occasione del terzo appuntamento della rassegna “Donne in campo”, il ciclo di incontri promosso dal Teatro Stabile e dalla sezione catanese del comitato Se Non Ora Quando, abbiamo intervistato l’attrice Anna Malvica, che a Informasicilia racconta la sua vita di artista, svelando retroscena e ricordi di una carriera entrata di diritto nella storia del teatro a catania
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Come e quando avviene il Suo primo incontro con la città di Catania?
«È una storia davvero singolare. Sono arrivata in questa città nel ’72, programmando di rimanere solo due mesi, ma ad oggi sono quarant’anni che vivo qui e non ho mai neanche minimamente pensato di andarmene. Ricordo ancora con gioia il primo provino in dialetto siciliano col grande Marco Giusti, che non esitò a definirmi la “nuova Rosina Anselmi”, e il debutto con Umberto Spadaro».
Poi l’incontro con Turi Ferro.
«Indimenticabile. Un uomo duro, serio e molto forte dal punto di vista professionale. È lui che mi ha fatto comprendere i tempi teatrali e a lui sono legati i miei ricordi più affettuosi al Teatro delle Muse, con spettacoli storici come “L’eredità dello zio Canonico”. Diventare la sua caratterista è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia carriera».
Una carriera legata a doppio filo alla città etnea, che ormai conosce in tutti i suoi aspetti. Dal punto di vista culturale, è una Catania diversa rispetto al passato?
«Dal punto di vista teatrale indubbiamente gli ultimi anni hanno visto fiorire tantissimi centri di aggregazione e sono ormai tantissime le pièce che il vasto pubblico catanese può di volta in volta scegliere a suo piacimento. Il livello culturale, per risponderLe, è senza dubbio cresciuto. Unica nota stonata: sono sempre meno i giovani che decidono di abbonarsi a teatro».
Da donna di teatro, cosa pensa della televisione e del cinema italiani?
«Nel nostro Paese, purtroppo, la formazione teatrale è meno propedeutica all’approdo dell’attore in tv e al cinema rispetto che all’estero. Personalmente, la televisione di oggi non mi piace affatto: programmi come il “Grande Fratello” sono l’emblema di un medium che ormai è considerato solo un mezzo per ottenere fama. Dai registi di cinema italiani invece arrivano ogni anno pellicole di livello».
Cosa Le piacerebbe fare in futuro?
«Non riesco ad immaginarmi lontana dal teatro, la forma d’arte più antica e prestigiosa, e dal contatto diretto col pubblico, che rende ogni spettacolo unico e diverso dagli altri. Non nascondo però che troverei molto stimolante girare una pellicola con registi come Virzì, Muccino o Verdone, che come dicevo portano alto il nome del cinema italiano con film ad alto contenuto culturale ma anche con commedie molto gradevoli».
Intervista onesta corretta professionale sono molto contenta del risultato!Grazie alla Redazione per avermela proposta grazie Salvo grazie Giuliano Buon lavoro e in bocca al lupo per il futuro del giornale!