La Regione Siciliana ha reintegrato in parte i fondi per gli Enti lirici e teatrali dell’Isola: escluso il Teatro Stabile di Catania. Questa mattina lavoratori e artisti si sono fatti risentire nuovamente formando una catena umana davanti al Palazzo della Cultura, luogo simbolo della vita culturale e politica della Città. Diverse Centinaia di lavoratori stagionali senza occupazione e prospettive. Una programmazione limitata nella quantità – si legge in una nota dei manifestanti – soprattutto: una penalizzante discriminazione rispetto agli altri importanti teatri dell’isola che hanno recuperato parte delle annunziate decurtazioni. Questi i motivi che inducono il Teatro Stabile di Catania e quanti vi operano a continuare la protesta contro i drastici tagli regionali”. A decretare l’esclusione del teatro etneo sono stati i voti contrari dei deputati D’Agostino (Mpa) e Mancuso (Pdl): “I deputati regionali Fabio Mancuso e Nicola D’Agostino si sono assunti la tremenda responsabilità di uccidere il Teatro Stabile di Catania, e quest’atto dovranno spiegarlo ai catanesi e ai siciliani” spiegavano ieri i consiglieri Salvo Di Salvo (Mpa) e Manlio Messina (Pdl) che sulla vicenda hanno chiesto la convocazione di un consiglio comunale per sabato prossimo davanti il teatro.
“Non è spiegabile la foga con cui un deputato regionale catanese quale Fabio Mancuso, sostenuto dal collega anch’esso nato alle pendici dell’Etna Nicola D’Agostino – aggiungono i consiglieri Di Salvo e Messina – è intervenuto in Assemblea regionale siciliana con un’infuocata filippica contro il finanziamento a un ente culturale così prestigioso, e che tanto lustro porta alla città di Catania, qual è il Teatro Stabile. Teatro che, già messo in ginocchio dai precedenti tagli disposti dalla Regione siciliana, ora a causa dell’esclusione anche dai finanziamenti approvati ieri dall’Ars perorata da due deputati che almeno sulla carta dovrebbero essere catanesi e quindi propensi a difenderne le istituzioni culturali e non della loro città, rischia seriamente di vedere compromessa la propria produzione artistica e anche la propria esistenza”.
In effetti, D’Agostino, capogruppo dell’Mpa all’Ars, ha le sue motivazioni, che ha cercato di spiegare in una nota: “Chi si nasconde dietro la parola cultura, per continuare a fare dello Stabile di Catania quello che gli pare, non ha capito che l’aria è cambiata e siamo tutti stanchi di assistere al degrado della storia e della memoria di una istituzione che tanto lustro aveva dato alla città”. “Non mi accoderò – aggiunge – al coro di chi si sente offeso, perchè le chiacchiere sono una cosa, mentre è sui risultati che andrebbero dati i premi: registriamo invece abbonati e spettatori più che dimezzati, affitti esagerati, alto numero di spettacoli di qualità discutibile, procedure di spesa che andrebbero verificate: non credo che chi ha amministrato abbia rispettato sempre la missione che gli era stata assegnata”. “I lavoratori – conclude D’Agostino – non c’entrano nulla e saranno tutelati anche dal contributo della Regione di 2,5 milioni, ma non permetteremo che vengano usati per i capricci di alcuni. Forse è l’ora di un ricambio”.
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