Regione Siciliana. La manovra Renzi in Sicilia comporta per le casse della regione, settanta milioni di euro da accantonare come compartecipazione all’equilibrio di finanza dello Stato e 130 milioni di spesa da congelare per l’ulteriore stretta sul patto di stabilità. Questo dovrebbe essere il prezzo a carico della Regione siciliana per la manovra con cui il premier Renzi ha destinato 80 euro in più nella busta paga di chi ha uno stipendio medio-basso; un notevole peso che complica ulteriormente la già pesante situazione finanziaria dell’isola. Già all’assessorato all’Economia, guidato dal neo assessore Roberto Agnello, valutano e studiano il decreto che ancora non è definitivo. Per la Regione i margini di manovra sono molto stretti.
Già da domani l’Assemblea regionale siciliana comincia l’esame del ddl pagamenti, il testo inserito per la discussione, arriva dopo il via libera della commissione Bilancio. Infatti è in previsione, a fronte del mutuo di 1 miliardo il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, introiti per il gettito Iva di circa 45 milioni di euro, quasi la metà rispetto a quelli che contava di incassare il governo Crocetta nella prima versione del ddl. Risorse che, nei piani del presidente Crocetta, dovevano servire a dare parte della copertura alla manovra-bis, che dovrebbe arrivare in Assemblea a fine mese. Ma se i sacrifici chiesti a Regioni e comuni dovessero essere confermati nel decreto Renzi, allora i 45 milioni di nuovo gettito confluiranno tra gli accantonamenti, con la Regione che dovrà trovare tra l’altro altri 25 milioni per le esigenze dello Stato. Al primo aspetto se ne aggiunge un altro, cioè il decreto incide anche sul patto di stabilità, irrigidendolo. Così, la Regione dovrebbe congelare ulteriore spesa di 130 mln. Questi calcoli rendono molto complicato per la giunta Crocetta portare in aula la manovra-bis da 350 mln, calcolata per pagare almeno gli stipendi del personale di enti e consorzi, che non ricevono gli emolumenti dopo il blocco della spesa, circa 550 mln, stabilita dall’impugnativa del commissario dello Stato che ha bloccato buona parte della finanziaria.
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