A uccidere il benzinaio Nicola Lombardo è stato il pensionato 63enne Mario Di Fiore al culmine di una banale lite sul costo del carburante gli ha sparato a bruciapelo.
PALERMO: OMICIDIO BENZINAIO, ARRESTATO L’ASSASSINO –
Palermo. Per due giorni il delitto si era trasformato in vero e proprio giallo. Trovato l’omicida del benzinaio colpito da un proiettile di pistola alle spalle. A fare fuoco un pensionato di 63 anni, Mario Di Fiore, ex manovale, dopo avere rifornito di carburante la sua auto una Fiat Uno. Un delitto smaccato avvenuto sabato pomeriggio in piazza Lolli, a due passi dalla centralissima via Dante a Palermo. La vittima, Nicola Lombardo, 44 anni, sposato e con due figli, era deceduto subito dopo il ricovero in ospedale. Dalle prime indagini gli inquirenti avevano pensato a un tentativo di rapina finito nel sangue, ma la dinamica dell’agguato aveva suscitato più d’una perplessità lasciando spazio alle ipotesi più disparate. Fino alla svolta avvenuta ieri sera, con il fermo di un sospettato condotto in Questura e interrogato per parecchie ore dagli investigatori della squadra mobile. Dopo il lungo interrogatorio, Di Fiore ha capito di essere stato ormai incastrato è crollato e ha confessato tutto. La motivazione ha allibito il magistrato che lo stava interrogando: “Ho sparato al benzinaio dopo avere litigato con lui sul prezzo del pieno”. L’omicida ha confessato dopo essere stato identificato grazie alle immagini di alcune telecamere di sorveglianza, avrebbe sparato con una pistola calibro 7,65 detenuta illegalmente. Il pm Ennio Petrigni, che ha condotto le indagini coordinate dal procuratore
Francesco Lo Voi, ha contestato l’aggravante dei futili motivi.
Gli investigatori hanno incastrato l’assassino dopo avere visionato le immagini degli impianti di videosorveglianza di numerosi negozi della zona. Attraverso i video è stato possibile risalire alla targa della vettura che aveva effettuato il rifornimento e poi al proprietario. Prove schiaccianti, che hanno inchiodato l’assassino alle sue responsabilità tanto da convincerlo a confessare.
L’omicidio del benzinaio aveva destato perplessità proprio per la dinamica. Sulla base delle immagini dell’omicidio già si pensava a un sanguinoso tentativo di rapina, magari da parte di qualche balordo. Ma proprio la dinamica dell’agguato aveva portato la Procura a scartare questa ipotesi, considerato che difficilmente un killer di mafia entra in azione da solo e a bordo di una utilitaria.
Gli inquirenti avevano seguito in un primo tempo anche la pista mafiosa, considerato che il proprietario del distributore è fratello di Francesco Nangano, ucciso il 16 febbraio 2013 a Palermo dopo essere stato scarcerato e assolto dall’accusa di essere un esponente di cosa nostra. Fino alla clamorosa svolta che ha portato all’arresto dell’assassino reo confesso e la scoperta dello sconcertante futile movente.
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