TRUFFA AL CARA MINEO, ELARGITI COMPENSI NON DOVUTI

L'operazione prende spunto da un filone secondario dell'inchiesta Mafia Capitale. La truffa ammonta a circa un milione di euro ai danni della Ue. Si tratta di rimborsi non dovuti alle ditte che svolgono dei servizi al centro d'accoglienza.

TRUFFA AL CARA MINEO, ELARGITI COMPENSI NON DOVUTI –

Truffa al Cara Mineo, elargiti compensi non dovuti. La polizia di Stato ha eseguito perquisizioni e sequestri con notifiche di avvisi di garanzia a sei indagati dalla Procura di Caltagirone per una presunta truffa da un milione di euro nella contabilità sulle presenze di migranti nel Cara di Mineo. Gonfiati i numeri delle presenze al Cara di Mineo per far lievitare i compensi alle ditte che svolgono i servizi all’interno del più grande centro accoglienza per migranti in Europa.
Le indagini della squadra mobile e del commissariato sono state avviate su risultanze dell’inchiesta Mafia Capitale, ma non riguarda il filone principale sulla gara complessiva, ritenuta illegittima dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, di cui è titolare la Procura di Catania.
Personale della squadra mobile di Catania e del commissariato della polizia di Stato di Caltagirone sono al lavoro per eseguire un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti dei sei indagati, in diverse regioni, contemporaneamente notificano le informazioni di garanzia. Il provvedimento deriva dagli esiti delle indagini attivate dalla polizia di Stato su un filone del procedimento ‘Mafia Capitale’ della Procura di Roma sulla gara d’appalto, indetta il 24 maggio del 2014, per la gestione triennale dei servizi del Cara di Mineo, ritenuta illegittima nel febbraio del 2015 dall’Autorità nazionale anticorruzione, con parere del presidente Raffaele Cantone. Su questa parte dell’indagine è ancora aperto un fascicolo alla Procura distrettuale di Catania.
Il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera che coordina l’inchiesta, ipotizza, a vario titolo, i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, ai danni dello Stato e dell’Unione Europea.
Al centro delle indagini la contabilità relativa alle presenze giornaliere dei migranti ospiti del Cara di Mineo, finalizzata alla liquidazione delle somme spettanti al cosiddetto ente gestore: secondo la Procura di Caltagirone sarebbero stati rendicontati e corrisposti, dal 2012 al 2015, importi superiori a quelli dovuti, per un ammontare di circa un milione di euro.