MINORENNE FERMATO PER OMICIDIO INSIEME A 5 SCAFISTI

Fermati dalle autorità giudiziarie i sei scafisti. Il minorenne “improvvisato timoniere” dovrà rispondere anche di omicidio, per dieci cadaveri rinvenuti sul gommone di cui era timoniere. Gli indagati, dopo i dovuti accertamenti sono stati condotti nel carcere del “Pagliarelli”, mentre il minore è al Centro di Prima Accoglienza “Malaspina”.

MINORENNE FERMATO PER OMICIDIO INSIEME A 5 SCAFISTI –

Sei cittadini stranieri tre del Gambia, due del Senegal e un nigeriano sono stati fermati dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza. Tra loro anche un minorenne di 17 anni che dovrà rispondere di omicidio. Gli indagati, dopo i dovuti accertamenti sono stati condotti nel carcere del “Pagliarelli”, mentre il minore è al Centro di Prima Accoglienza “Malaspina”.
Il minorenne “scafista” dovrà rispondere anche di omicidio, per dieci cadaveri rinvenuti sul gommone di cui era timoniere. Durante la navigazione, quando già il precario gommone, colmo all’inverosimile di persone e in condizioni di pericolo estremo, in assenza di qualsiasi elementare misura di sicurezza, aveva imbarcato una notevole quantità di acqua, il giovanissimo scafista, avvistata in lontananza la nave dei soccorsi, ha tentato di confondersi tra i migranti per celare il suo vero ruolo. In queste frenetiche fasi ha fatto rovesciare sul fondo del gommone diverse taniche di carburante, le cui esalazioni hanno stordito alcuni malcapitati che, cadendo, sono rimasti soffocati dall’acqua accumulatasi sul fondo dell’imbarcazione e ripetutamente calpestati dalla massa di migranti che tentavano di guadagnare la salvezza, accalcandosi.
I sei erano alla guida di quattro gommoni che stavano effettuando la traversata del Mediterraneo con a bordo, complessivamente, 482 migranti partiti dalla Libia che, in condizione molto precarie.
I migranti, di nazionalità subsahariana, erano stati tratti in salvo dalla nave “Dattilo” della Guardia Costiera che, ieri mattina, aveva condotto al porto di Palermo, 1049 migranti, provenienti da sei distinti salvataggi. Insieme ai migranti salvati, su uno dei gommoni intercettati, sono stati rinvenuti i cadaveri di altri dieci passeggeri su cui sono ancora in corso le autopsie.
Ai fini della ricostruzione di quanto accaduto durante la traversata fondamentale è stato l’apporto fornito dal personale della Guardia Costiera. Infatti i militari nel corso del trasbordo degli stranieri, avevano trovato utili elementi per risalire agli “scafisti”, documentando, con video alcune fasi significative della vita di bordo.
Le ricerche degli investigatori hanno consentito di individuare i sei responsabili che dovranno rispondere del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Maurizio Scalia e dal sostituto procuratore Paola Caltabellotta della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni e condotte dagli agenti della Squadra Mobile, del Gico e della Stazione Navale della Guardia di Finanza. Alcuni testimoni della tragica traversata hanno identificato gli uomini al timone.
Dagli accertamenti è emerso che le associazioni criminali organizzatrici dei viaggi della speranza conducevano i migranti prima di esser fatti salire a bordo dei gommoni, in locali fatiscenti sulle coste libiche, con scarse razioni di cibo e sotto vigilanza armata, per essere successivamente trasferiti sui gommoni attraverso piccole imbarcazioni, poco alla volta.
I racconti dei profughi, hanno messo a conoscenza le autorità investigative delle difficoltà e della precarietà del loro viaggio. Hanno inoltre raccontato delle condizioni di approssimazione dei natanti e dei loro conducenti, spesso “improvvisati” timonieri senza alcuna preparazione in materia di navigazione.