FINANZIARIA REGIONALE AL VAGLIO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Finanziaria regionale al vaglio del Consiglio dei Ministri. Domani il Consiglio dei Ministri deciderà se impugnare o dare il via libera alla Finanziaria regionale.

FINANZIARIA REGIONALE AL VAGLIO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Finanziaria regionale al vaglio del Consiglio dei Ministri. Al vaglio del Consiglio dei Ministri la Finanziaria regionale approvata dall’ARS il 29 aprile e pubblicata sulla gazzetta ufficiale della Regione Siciliana il 4 maggio. Qualora dovesse essere impugnata, metterebbe in serio pericolo soprattutto le norme che riguardano l’assunzione a tempo indeterminato degli ex pip. Norme che sarebbero state concordate con il precedente governo nazionale: impegni che il governo attuale non è detto che mantenga.

Inoltre, si potrebbe ipotizzare che in teoria i termini per impugnare la legge da parte del Consiglio dei Ministri sarebbero già scaduti due giorni fa, il 3 luglio, ma il Consiglio dei Ministri si fa forte dell’invio di una richiesta di chiarimenti (inviate nei termini) e di una risposta non immediata da parte della Regione, dovute al ritardo nell’insediamento del nuovo esecutivo. Quindi, si dovrà attendere domani per il pronunciamento. Qualora l’esito si rivelasse negativo si potrebbe aprire per la Regione la strada del ricorso.

Vi sarebbero due aspetti importanti che potrebbero riguardare il possibile contenzioso fra Palermo e Roma: uno si riferisce agli ex Pip, l’altro potrebbe essere l’annunciato avvio di una trattativa per rivedere i patti firmati dal precedente governo. Una eventualità che la Ragioneria generale dello Stato, a prescindere dalla politica, non sembra intenzionata ad avallare. In fin dei conti lo Stato potrebbe trarre attraenti benefici dalle cessioni concesse da Crocetta che saranno sicuramente considerate.

Le contestazioni potrebbero arrivare dal provvedimento di stabilizzazione degli «ex Pip» considerate in contrasto con il decreto legislativo del 2016 che recita: «che fino al 30 giugno 2018 le partecipate non possano effettuare assunzioni a tempo indeterminato». E potrebbe essere proprio questo punto la contestazione e che Palermo e Roma si sarebbero accordate per evitare che venisse elevata, anche se le norme (sia quella palermitana che quella romana) non sono molto chiare. Palermo, risponde che le assunzioni sarebbero dovute avvenire dopo il 30 giugno (appena passato), anche se definite per legge il 29 aprile e che riguardano, in ogni caso, personale già precario degli Enti Locali (anche se non proprio della Regione) dunque appartenente alle ‘eccezioni’ previste.

Ma il Ministero è andato oltre le stabilizzazioni. Restando in tema di partecipate mancherebbe nella norma regionale il riferimento alla nuova contabilità pubblica, quella che ha intrappolato un po’ tutte le amministrazioni con gli obblighi di pareggio. Restando in tema di personale, la norma sui prepensionamenti, poi si sarebbe rivelata incostituzionale perché comporta maggiori oneri pensionistici e, dunque, un aggravio della spesa pubblica considerato che in Sicilia le pensioni le paga sempre la Regione.  Da considerare ancora la norma sui Tfr dei regionali già riprovata dai 5 stelle, la quale creerebbe un buco da 200 milioni ai quali andrebbero aggiunte le somme per i pensionati ex Esa Ente Sviluppo Agricolo).

Fra le contestazioni potrebbe esserci ancora la copertura incerta alle norme che riguardano i contributi ex tabella H, i budget delle strutture sanitarie convenzionate, i contributi ai giornalisti vittime della mafia (e famiglie), il recupero degli impianti sportivi, i contributi per il turismo, il fondo di rotazione per la redazione dei piani del demanio marittimo e i fondi per la valorizzazione dei siti Unesco.

Ma su tutte le ipotesi fin qui affrontate, la questione potrebbe indurre la Ragioneria generale del Ministero ad operare in senso negativo è: «la norma che dà ‘mandato’ al Ragioniere generale della Regione di intervenire sulla base dell’esito del negoziato aperto dal governo con lo Stato».

Domani il Consiglio dei Ministri, si esprimerà in maniera chiara e si potrà evincere se le lobby dei potenti dirigenti generarli dello Stato sono ancora in grado di decidere loro. Si sveleranno così le carte dell’attuale governo se sarà politicamente in grado di effettuare delle scelte importanti, e se protende o no per la causa Siciliana.