ADELSON E SALVINI, SUCCESSO E APPLAUSI AL BELLINI – INTERVISTE

Adelson e Salvini, successo e applausi al Bellini – Interviste. La stagione lirica riprende con il capolavoro che segnò il debutto del compositore Catanese. Una cascata di applausi per l’opera prima di Bellini in scena al Teatro Massimo di Catania con la direzione del maestro Fabrizio Maria Carminati.

ADELSON E SALVINI, SUCCESSO E APPLAUSI AL BELLINI – INTERVISTE

Adelson e Salvini, successo e applausi al Bellini – Interviste. La stagione lirica riprende al Teatro Massimo Bellini di Catania con il capolavoro che segnò il debutto del compositore catanese Vincenzo Bellini nell’agone del melodramma. E’ stata scelta un’autentica rarità musicale, la prima opera di un Vincenzo Bellini giovanissimo. Scritta al termine degli studi al conservatorio, ma già dalla overture si riconosce il compositore capace poi di regalarci capolavori come Norma, Puritani e Sonnambula.

Si tratta dell’opera ‘Adelson e Salvini’ affidata alla regia di Roberto Recchia e la direzione Fabrizio Maria Carminati, una presenza ormai consolidata nei teatri italiani e già ospite al Teatro Bellini.

Il dramma per musica in tre atti, adattato da un libretto di Andrea Leone Tottola, è stato proposto nella versione originale, quella eseguita a Napoli nel Carnevale 1825 e con i dialoghi parlati ed il ruolo del basso buffo cantato in napoletano.

L’edizione critica proposta, a cura di Casa Ricordi, è considerata l’attualizzazione degli studi più completa dopo il rinvenimento nel 2001 di fonti precedentemente sconosciute, emerse nel Fondo Mascarello della Biblioteca del Conservatorio di Milano, che hanno consentito di integrare e ridisegnare radicalmente ciò che si credeva di sapere sull’opera oltre a integrare le lacune di autografi e manoscritti già noti.

Ambientata nel XVII secolo in un castello irlandese, fra colpi di scena e sotterfugli, pone al centro della trama due amici (il nobile Adelson e l’artista Salvini) e l’amore per la stessa donna, l’orfana Nelly. Così come ha più volte affermato in altre occasioni Roberto Recchia, spiegando la sua lettura registica: «la follia di Salvini e la sua professione di pittore. Follia tutta romantica e non certamente patologica in senso moderno: Salvini è discendente diretto di Werther, vittima di un’irrequietezza romanticamente giovanile e di un amore impossibile e convenzionale, e tenterà più volte il suicidio per sfuggire al suo demone».

Aggiunge il regista: «Questa ‘follia’ si traduce, sulle tele di Salvini, in ritratti mai terminati, dove a mancare è sempre il volto dell’amata, al punto che l’insipida Fanny si sente autorizzata a credersi lei l’oggetto del desiderio dell’attraente italiano. L’Irlanda che vedremo in scena, a questo punto, è il frutto della fantasia del pittore: le grandi tele dipinte diventano fondali e quinte teatrali di una rappresentazione che probabilmente avviene nella fantasia del protagonista (in omaggio anche alla destinazione originaria dell’opera che Bellini scrisse per il Conservatorio come saggio finale e quindi rappresentata, si suppone, con strumenti e mezzi teatrali limitati)».

L’orchestra del Teatro Bellini è stata ben diretta dal famoso Maestro Fabrizio Maria Carminati, che ha ben diretto le pagine musicali di un lavoro caduto inspiegabilmente nell’oblio. Pagine molto belle, dense di malinconia che resteranno in eterno nella letteratura musicale e che il Coro del Bellini preparato e diretto con cura da Luigi Petrozziello ha seguito in un tutt’uno con l’Orchestra del teatro.

I ruoli più importanti sono maschili a iniziare dal baritono Clemente Antonio Daliotti nei panni di Bonifazio in una parte impervia e abbastanza difficile che ha interpretato con disinvoltura anche nei recitativi cantati e parlati in napoletano. Il tenore Salvini è interpretato da Francesco Castoro con una bella voce.

Il baritono Carmelo Corrado Caruso, che ha interpretato Lord Adelson, ha esibito una voce potente, quasi a voler dimostrare la sua superiorità e il suo alto lignaggio. Il nobile proscritto Struley, il basso-baritono Giuseppe De Luca, anch’egli con una tonalità potente e calda che ben si è adattata al cattivo della situazione quindi, anche scenica, interpretando il ruolo alla perfezione e coadiuvato dal basso Oliver Purchauer, Geronio che insieme hanno formato una coppia perfetta.

Tre i ruoli femminili e il mezzosoprano José Maria Lo Monaco, nella parte dell’orfana Nelly, già nella romanza “dopo l’oscuro nembo” si distingue per timbro e vocalità. Le altre due mezzosoprano, Lorena Scarlata, Fanny e Kamelia Kader, Madama Rivers hanno completato il cast egregiamente.

Se la regia di Roberto Recchia è sobria ed elegante, semplici e ben figurate sono le scene di Benito Lenori i costumi di Catherine Buyse Dian, impegnata in molte collaborazioni internazionali  tra cui non ultima «The Young Pope» firmato Sorrentino – per il quale ha disegnato costumi meravigliosi.

Al termine della magnifica rappresentazione, il numeroso pubblico convenuto per questo importante appuntamento, compreso il sindaco di Catania in occasione della sua prima presenza a Teatro hanno applaudito gli artisti con la consapevolezza di aver assistito a uno spettacolo unico che ha coinvolto emotivamente tutti i presenti.

Un plauso ancora alle maestranze del Teatro Massimo Bellini di Catania per aver riproposto questa autentica rarità, la quale resta un prestigioso evento inserito nella programmazione del Teatro Bellini Festival, dedicato al sommo compositore catanese.

Servizio video e fotografie Davide Sgroi