Non ti pago, applausi per lo spettacolo al Metropolitan - Interviste. Tanto successo per "Non ti pago" prima rappresentazione di una stagione a 4 stelle - Gilberto Idonea.
NON TI PAGO, APPLAUSI PER LO SPETTACOLO AL METROPOLITAN – INTERVISTE
Non ti pago, applausi per lo spettacolo al Metropolitan – Interviste. Tra le risate e la memoria di Gilberto, “Non ti pago” è il primo spettacolo della stagione in onore di Gilberto Idonea che ha conquistato il pubblico.
Sabato 24 è andato in scena “Non ti pago” al teatro Metropolitan, primo spettacolo della stagione “Una stagione a 4 stelle – Gilberto Idonea”, di Eduardo De Filippo con la regia di Gilberto Idonea ripresa poi dal figlio.
Nel cast, insieme ad Alessandro Idonea nel ruolo del protagonista Ferdinando Quagliolo si è esibita tutta la Compagnia di Gilberto Idonea: Gino Astorina, Antonella Cirrone, Nellina Fichera, Carlo Kaneba, Loredana Marino, Enrico Pappalardo, Simone Pappalardo, Giovanni Rizzuti, Angela Sapienza, Chiara Seminara, Nino Signorello.
Ancor prima che apra il sipario Alessandro Idonea presenta lo spettacolo con in mano la vestaglia che il padre era solito usare per tutte le presentazioni e nelle sue parole si può sentire tutto l’amore e la dedizione messe in questa interpretazione per onorare la memoria del genitore, che amava il teatro ed era amato dai suoi spettatori e dalla sua compagnia. Così come ci conferma Carlo Caneba: «Questa è la terza cosa che facciamo per Gilberto e tutte le volte che Gilberto ci chiamava, aldilà del ruolo, ci chiedeva: la vuoi fare una cosa? E io dicevo sempre sì, ma perché me lo diceva lui. Forse io sono stato uno degli ultimi che l’ha conosciuto però è nata talmente una bella amicizia, talmente un grande rispetto che non potevo dirgli di no, anzi mi faceva piacere dirgli di sì».
Anche Gino Astorina ci dice: «Indubbiamente vederci riuniti in onore di Gilberto, credo sia una delle cose più belle in assoluto che a noi potesse capitare perché se non avessimo avuto questo minimo comune denominatore per quale motivo ci saremmo mai incontrati? Ma questa è una cosa che ci unisce e che crea un po’ di fratellanza».
La commedia si articola in tre atti, tutti ambientati nella casa della famiglia Quagliolo, proprietaria di un banco-lotto nella provincia. Subito si nota nella scenografia un ritratto di Gilberto Idonea nel ruolo del defunto padre del protagonista al 
quale tutti i personaggi fanno riferimento e si rivolgono più meno di, soprattutto Ferdinando, che sentendosi tradito dal fantasma del padre, gli pone tutte le sue frustrazioni.
Ferdinando in realtà è un uomo tutto d’un pezzo, che non si capacita come un uomo umile come Mario Bertolini, impiegato al suo banco-lotto, possa essere più fortunato di lui nel gioco, che passa le notti insieme all’amico Peppe a indovinare la giusta quaterna. La trama, in realtà, è più che mai attuale: «Il ‘Non ti pago‘ è un classico conosciutissimo in tutto il mondo è un classico napoletano che viene tradotto anche nella ‘lingua’ siciliana anche perché ci sono molte affinità, non è una commedia difficile da interpretare o da tradurre per il pubblico nostro siciliano.
«È un classico, un classico che viene non rivisitato, ma lasciato così com’è stato scritto perché diventa una testimonianza di come il veniva trattato il teatro nel dopoguerra, cioè con una contemporaneità con una cronaca che oggi forse non si fa: perché non ci sono tantissime commedie che parlino di cronaca o di quello che avviene come costume e come società» dichiara Gino Astorina.
E quando Mario Bertolini vince la somma di 4 milioni di lire grazie a un sogno mandato dal padre di Ferdinando la sua invidia e la sua testardaggine si manifestano palesemente perché reclama a sé, anzi pretende, la vincita di Bertolini perché dichiara che il padre si sia confuso nel mandare il sogno scambiando i due uomini. Chiaramente la sua obiezione è palesemente ridicola, ma nessuno riesce a fargli cambiare idea, né la moglie Concetta, né la figlia Stella che, innamorata di Bertolini, si ritrova schiacciata tra la famiglia e l’amore.
Ed è da questo che si diramano le vicende della commedia, tra i battibecchi tra Bertolini e Ferdinando e tra quest’ultimo e la sua famiglia, nell’estremo tentativo di farlo rinsavire da questa sulla follia, che lo porterà alla fine a maledire il povero Bertolini in memoria del padre.
La storia è attuale: parla di invidia, di risentimento, di uno spaccato storico dove ancora vigevano pregiudizi sui nuovi arricchiti e discriminazioni razziali, dove il capofamiglia si sente in dovere di sfogare le sue frustrazioni sulla moglie che a sua volta maltratta la cameriera, dove un uomo ricco vuole essere egoisticamente più ricco in nome di una malsana religione della roba. Riproduce una triste realtà in modo comico che possiamo ritrovare in varie misure ora come allora. La fine, comunque, è pur sempre lieta e come dice Don Raffaele a Ferdinando: “Errare è umano, perdonare è divino”.
Alessia Consiglio
Servizio video e montaggio – Davide Sgroi e Claudio Bonaccorsi
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