TEATRO BRANCATI, LA SCELTA DELLA SIGNORA MORLI

Teatro Brancati, la scelta della signora Morli. La storia rappresenta una porzione di donne non indifferente che vedono l’essere madre come alienazione e sacrificio, pur nella consapevolezza che i figli non rimarranno nel nido per sempre e che prima o poi arriverà il momento di volare via.

TEATRO BRANCATI, LA SCELTA DELLA SIGNORA MORLI

Teatro Brancati, la scelta della signora Morli. In scena al teatro Brancati il 31 gennaio una rivisitazione in un’ambientazione contemporanea del classico Pirandelliano diretto da Riccardo Maria Tarci e con Maria Rita Sgarlato, Filippo Brazzaventre e Carlo Ferreri.

Si può vivere una doppia vita, ma si può essere due in uno? Questa la grande domanda su cui ruota lo spettacolo La signora Morli, una e due, andata in scena al teatro Brancati il 31 gennaio

La pièce, scritta le 1920 da Pirandello è stata diretta da Riccardo Maria Tarci e interpretata da Maria Rita Sgarlato, Filippo Brazzaventre, Carlo Ferreri, Daniele Bruno, Santo Santonocito, Anna Passanisi, Tiziana Bellassai, Gianmarco Arcadipane con le scene di Susanna Messina, i costumi delle Sorelle Rinaldi e le luci di Sergio Noè.

Lo spettacolo ha preso vita da un riadattamento da parte dello stesso regista entro un’ambientazione contemporanea e più che un triangolo amoroso, quello che si vede ne La signora Morli, una e due è un rapporto a quattro, dove due dei vertici sono le personalità opposte e complementari della protagonista, Evelina Morli, divisa tra due vite, due uomini e due figli.

A narrare la storia è la voce fuoricampo di Aldo, figlio di Evelina e del suo primo, e legalmente anche l’unico, marito, Ferrante Morli, cresciuto però con quello che in gergo contemporaneo potremmo definire il compagno della madre, l’avvocato Lello Carpani, con cui non ha mai legato troppo.

Aldo è un ragazzo giovane imbrigliato in una vita preconfezionata, che cerca ogni spiraglio per evadere e ribellarsi al futuro che il patrigno ha scelto per lui e l’arrivo del padre è la scusa perfetta per poter ottenere quello che ha sempre voluto: una via di fuga e uno stile di vita folle.

Ferrante Morli, pur senza l’intenzione di avanzare alcun tipo di pretesa nei confronti del figlio e della moglie, insiste per vederli, causando una reazione di shock nella povera Evelina, che dopo sedici anni pensava di non rivederlo mai più e di sincera curiosità in Aldo che, sordo alla disperazione della madre, non esita ad andare a vivere a Roma con il padre.

Ferrante, insomma, è un po’ come un Ulisse che ritorna in patria, ed Evelina un’involontaria Penelope che però è stata costretta ad adattarsi allo stile di vita che Lello, a lei sinceramente devoto, le ha obbligato di tenere.

Divisa tra la passione bruciante per Ferrante, il ricordo degli anni di spensieratezza e spese folli passate insieme e al sincero affetto per Lello, che l’ha aiutata nel momento di bisogno senza chiederle nulla in cambio, alla fine Evelina sceglie di essere madre.

“Siete uomini voi. E basta. Io sono madre. Messa in una situazione impossibile”, dice Evelina Morli, riassumendo in una frase probabilmente le preoccupazioni di una buona parte di madri di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Ferrante ha il figlio Aldo e Lello la figlia Titti, ma è lei quella che li ha entrambi e di esaspera su come dividersi. Lei non torna da Lello per lui, o perché non ama più Ferrante, ma per la sua bambina, che ama più di se stessa e per la quale è disposta a sacrificarsi senza esitare, in virtù di quell’amore disinteressato che la lega a lei in quanto madre.

È una donna moderna, eterna, che ha molto goduto nella vita col suo primo marito, ma che decide di abbracciare uno stile di vita più posato per garantire un futuro degno prima ad Aldo e poi alla figlioletta Titti.

Vediamo inoltre rappresentata una società che vive di apparenze, di reputazione, di invidie e ipocrisia e ne sono uno specchio le “amiche” della sinora Morli, Lucia e Amelia, che non perdono tempo ad abbandonarla quando sentono la voce di un ipotetico tradimento da parte di lei nei confronti di Lello, con quello che poi in realtà sarebbe legalmente suo marito. Infondo, lo stesso Lello si àncora a questi malsani principi che hanno portato Evelina a irrigidire i sentimenti, a diventare “una brava, saggia mammina feroce”, ma che poi smentirà alla fine, facendogli capire che alla gente, delle loro vite, non importa proprio nulla perché hanno ben altro a cui pensare.

Nonostante il cupo misoginismo pirandelliano, Evelina Morli non può essere attaccata come una figura prettamente negativa. Rappresenta una porzione di donne non indifferente che vedono l’essere madre come alienazione e sacrificio, pur nella consapevolezza che i figli non rimarranno nel nido per sempre e che prima o poi arriverà il momento di volare via.

Il momento per Aldo è arrivato, arriverà anche per Titti prima o poi e chissà se allora la signora Morli, che è una e due, prenderà il coraggio di volare anch’essa.

Alessia Consiglio

Foto e servizio video Davide Sgroi