Io Sarah, convince il monologo della Sgroi. Il pubblico, in silenzio ha ascoltato il dramma straziante della Kane e ha infine dimostrato la propria immedesimazione con scroscianti applausi.
Io Sarah, convince il monologo della Sgroi – intervista
Io Sarah, convince il monologo della Sgroi – intervista. Il monologo sulle ultime ore di Sarah Kane è stato molto apprezzato dai presenti in sala.
Il pubblico, in silenzio ha ascoltato il dramma straziante della donna e ha infine dimostrato la propria immedesimazione con scroscianti applausi.
Il centro culturale Zo ha ospitato il monologo “Io, Sarah” ultime ore di Sarah Kane, sul palco di SpiazZo, lo spazio esterno di Zo.
La regia la hanno curata Giovanni Arezzo e Alice Sgroi, con la produzione Mezzaria Teatro.
Giovanni Arezzo ha basato la sua regia sulla profonda comprensione del testo.
Assieme ad Alice Sgroi hanno reso il romanzo più teatrale, inserendo inoltre degli estratti delle opere di Sarah Kane.
La rappresentazione teatrale è tratta dal romanzo di Francesca Auteri, “Io, Sarah”.
Ultime ore di Sarah Kane è un monologo post-mortem in cui a parlare è proprio la protagonista.
Il racconto è straziante, travolgente e capace di toccare profondamente il lettore-spettatore.
Francesca Auteri, riesce a trasmettere il dissidio interiore di Sarah, rassegnata all’autodistruzione e la contemporanea ricerca di una via di uscita dalla sua sofferenza.
Il romanzo e di conseguenza il monologo, trattano un argomento complicato quale la depressione.
Durante il monologo, Alice Sgroi in modo brillante interpreta Sarah e racconta con molta passione la sua depressione.
Sarah è devastata dalle sue contrastanti emozioni e dal suo profondo dolore che le portano via la voglia di dormire, mangiare, sorridere, vivere.
La protagonista era una drammaturga inglese morta suicida a ventotto anni.
La stessa, divorata e uccisa dalla solitudine dalla mancanza di amore, ripercorre le cinque ore precedenti al suo suicidio.
La Kane si è strangolata con i lacci delle sue scarpe nel bagno dell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata, nel tentativo di liberarsi delle sue ossessioni.
Sarah, non morta si trova in un non luogo, definito solo dallo scorrere del tempo.
Ella si ritrova a dover fare i conti con i suoi mostri, perseguitata dai pensieri che sono stati causa del suo stesso suicidio.
Entra in un limbo dove nonostante si sia uccisa, sente il cuore battere, la pelle viva e un dolore lancinante.
Continua a sfogare le forti e tormentate emozioni fino a raggiungere una liberazione finale.
Diventa un luogo di ricordi in cui gli unici interlocutori sono uno scarafaggio, una crepa sul muro e un foglio di carta con su scritta una lettera.
Tra i ricordi, visioni e rimandi al suo teatro, “Io, Sarah” è un viaggio intimo tra le riflessioni di una donna appassionata, fragile e volubile.
La Kane è tanto capace di offrire il suo amore, quanto desiderosa di riceverne.
Sarah durante il monologo afferma: «Chi si vuole ammazzare ha una gran voglia di vivere».
La frase spiega il dissidio interiore di Sarah, spezzata tra la voglia di affrontare la vita e la mancanza di forza e coraggio per riuscirci.
Sarah si trova in bilico tra dannazione e salvezza, ed è costretta a dover decidere il proprio destino anche dopo la morte.
L’intento da parte di Giovanni Arezzo e Alice Sgroi è stato quello di lanciare un messaggio di ciò che per Sara era rimasto incompiuto in vita.
Si tratta di un desiderio fortissimo di essere ricambiata in un sentimento profondo quale era l’amore.
Giada Pagliari
Foto e montaggio video Davide Sgroi
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