Buttafuori gestiti dal clan, 11 arresti

Buttafuori gestiti dal clan, 11 arresti. Blitz antimafia a Palermo, arresti per estorsione. La cosca di Porta Nuova organizzava servizi di vigilanza nei locali notturni di Palermo.

Buttafuori gestiti dal clan, 11 arresti

Buttafuori gestiti dal clan, 11 arresti. I carabinieri di Palermo hanno eseguito in città un’ordinanza cautelare in carcere.

Sono finiti in manette 11 persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini, coordinate dalla Dda, hanno fatto emergere gli interessi di cosa nostra nel capoluogo siciliano e nella provincia.

Hanno inoltre evidenziato il controllo di importanti aspetti organizzativi legati alla gestione dei locali notturni.

L’organizzazione mafiosa è riuscita a controllare la gestione dei servizi di sicurezza privata nei locali.

I gruppi imponevano l’assunzione degli addetti ai servizi di vigilanza e le tariffe per ogni operatore impiegato.

Dalle indagini è emerso che Andrea Catalano sfruttava i solidi e risalenti legami con gli esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova.

Il gruppo per eludere la normativa di settore, ha fondato due associazioni di volontari antincendio

All’interno delle associazioni veniva formalmente impiegato personale con la qualifica di addetti antincendio.

Il personale impiegato erano i “buttafuori” che, a causa dei loro precedenti penali, si trovavano nell’impossibilità di ottenere la necessaria autorizzazione prefettizia.

Le numerose intercettazioni hanno consentito di documentare le condotte estorsive nei riguardi dei titolari di almeno 5 locali notturni di Palermo e provincia.

Ai proprietari imponevano, mediante violenze e minacce, l’assunzione dei “buttafuori”.

Massimo Mulè, ritenuto reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro.

Mulè è stato arrestato prima nell’operazione Perseo del 2008 e successivamente nel 2018 nell’operazione Cupola 2.0.

Nell’agosto del 2019 era stato scarcerato dal Tibunale del Riesame.

Lo stesso Mulè, aveva imposto che il cognato Vincenzo Di Grazia fosse impiegato stabilmente nella gestione della sicurezza nel corso di diverse serate organizzate presso un noto locale della movida palermitana.

Quindi, Mulè torna n carcere dopo un mese di libertà. A metà agosto lo stesso ha lasciato il carcere di Bologna dove era rinchiuso dallo scorso dicembre.

Il Tribunale del Riesame adeguandosi alla decisione della Corte di Cassazione e accogliendo il ricorso degli avvocati Giovanni Castronovo e Marco Clementi ha stabilito che Mulè non è il capo della famiglia mafiosa di Ballarò, mandamento di Porta Nuova.

Il Riesame si è pronunciato dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione.

Secondo i supremi giudici, non vi erano fatti nuovi rispetto a quelli per i quali Mulè in passato era già stato condannato.