Variazioni sul varietà al Brancati. Applausi, in conclusione, da parte di un pubblico interessato forse più che alla facile risata - pur sempre cuore del varietà- alla grande capacità di Gagliarde.
Variazioni sul varietà al Brancati – interviste
Variazioni sul varietà al Brancati – interviste. Fino al 15 dicembre al Teatro Vitaliano Brancati, in scena lo spettacolo di Pietro Piovani.
Prodotta dalla ‘Compagnia della luna’.
La regia è di Massimo Riserbo – con l’aiuto regista Laura Paglianin- la direzione artistica di Nicola Piovani.
Il disegno e le luci di Danilo Facco; alla tastiera: Sergio Colicchio e Mario Pappalardo, rigorosamente dal vivo.
Interpreti unici: Dodo Gagliarde e Fabia Salvucci.
Prima dello spettacolo un piacevole incontro, all’insegna della cortesia e della professionalità.
Ci simo incontrati con il maestro Dodo Gagliarde che ci ha consentito di esplorare soprattutto le varie sfaccettature della sua personalità artistica.
Il maestro ha esordito dicendo di aver scoperto la sua vocazione appena ventenne, ispirato da “Natale in casa Cupiello”.
Da allora ha animato le scene, ma anche gli schermi cinematografici e televisivi, con registi e compagnie di primo piano, da circa quarant’anni.
Il maestro inoltre, ha rivolto al pubblico (più volte a Catania) la sua arte e la sua competenza.
Ha voluto anche ricordare uno dei suoi cavalli di battaglia, “Il bel Ciccillo”.
Inoltre, si è mostrato orgoglioso di essere considerato ancora oggi dalla critica forse l’unico attore in Italia che possa permettersi di imitare Totò.
Lo stesso è cultore della tradizione teatrale, e interprete del repertorio del varietà e del Cafè Chantant.
A partire dagli anni Ottanta ha tenuto moltissimi recital da solo o, per citarne alcuni, con Pietro De Vico e Anna Campori.
nell’intervista che ci ha concesso e con la signorilità che lo distingue, ha ripercorso le difficoltà di una ricerca archivistica.
uno studio finalizzato a riportare alla luce i prodromi di un varietà “colto e intellettuale…nato nei salotti parigini”.
Ma attento a non trascurare il varietà, popolare, da baraccone.
Perché questo è il varietà dalla fine dell’Ottocento agli anni Cinquanta:
riferimenti colti sapientemente mescolati, senza una precisa logica, a metamorfosi, macchiette, doppi sensi e ingenuità.
L’amalgama è data dalla contagiosa comicità dell’interprete che riesce a trasmettere, tra sorrisi e ammiccamenti, la sua gioia di vivere.
“L’idea di questo spettacolo venne a Piovani quando a teatro mi vide in “Caro Totò, veniamo con questa mia addirvi (sic)”,
continua Gagliarde mentre ci preannuncia un sapido fuori programma dedicato al grande comico napoletano.
La graziosa, brillante attrice/cantante/cabarettista Fabia Salvucci, mentre completava il suo trucco di scena, ci ha brevemente raccontato il suo iter artistico.
Giovanissima (è nata nel 1993), ha iniziato a studiare -da bambina- il pianoforte e il canto.
Poi è passata ben presto alla sua vera passione:
la world music e le percussioni, all’interno di varie compagnie e impegnandosi in numerosi tour.
L’incontro con Dodo ha creato la magia di trasformarla da cantante a personaggio teatrale a tutto tondo.
Infatti è capace di recitare, cantare e ballare, sull’onda del tempo che ha determinato, appunto, le “Variazioni del Varietà”.
E così, ad apertura di sipario, sul filo conduttore della maestrina/Salvucci che guida la sua classe/pubblico a ripercorrere,
nei meandri del tempo, le trasformazioni dello spettacolo che si sono alternati, in libertà, con ritmo incalzante tutti gli ingredienti del ‘varietà’.
Nel promesso fuori spettacolo, infine, Gagliarde ci ha voluto regalare un saggio della sua artistica imitazione di Totò.
Applausi, in conclusione, da parte di un pubblico interessato forse più che alla facile risata – pur sempre cuore del varietà- alla grande capacità (di Gagliarde) di scovare, e degli interpreti di far rivivere sulle scene, preziosi tasselli di un passato dimenticato, veri e propri brani ‘di nicchia’.
Silvana Raffaele
Foto e montaggio video Davide Sgroi
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