Mostra del giornalista Fava a Catania – interviste

Mostra del giornalista Fava a Catania - interviste. Inaugurata la mostra, ‘la pittura come documento, racconto e denuncia’.

Mostra del giornalista Fava a Catania – interviste

Mostra del giornalista Fava a Catania – interviste. La galleria d’arte moderna di Catania (GAM) ospita una mostra del famoso giornalista Giuseppe Fava ucciso dalla mafia.

L’esposizione ha come tema “La pittura come documento racconto e denuncia” ed è organizzata:

dall’assessorato alle Attività e ai beni culturali del Comune di Catania insieme alla Fondazione Giuseppe Fava che ha ideato il progetto espositivo, a cura di Giovanna Mori.

I quadri resteranno in mostra alla Gam di Catania fino al 14 marzo (dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle 19, ingresso libero).

Sono esposte circa settanta opere tra pitture, incisioni e disegni, realizzati tra gli anni cinquanta e i primi anni ottanta,

ma anche originali documenti di archivio di ambito letterario, giornalistico e teatrale.

La mostra è stata voluta e organizzata dalla Fondazione Giuseppe Fava in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Catania.

All’inaugurazione, che si è tenuta ieri sera, erano presenti il sindaco Salvo Pogliese e l’assessore alla Cultura, Barbara Mirabella,

la presidente della Fondazione Fava, Francesca Andreozzi, la curatrice della mostra, Giovanna Mori,

il prof. Giuseppe Maria Andreozzi, responsabile dell’Archivio Giuseppe Fava, e don Luigi Ciotti presidente dell’associazione Libera.

Abbiamo chiesto a Francesca Andreozzi, presidente della fondazione, cosa volesse esprimere il poliedrico giornalista e artista nelle suo opere.

La presidente della fondazione ci spiega:

«Fava utilizza diversi canali espressivi per manifestare sempre la stessa cosa, cioè il bisogno di raccontare la sua terra, per denunciare la sopraffazione».

Conclude la Andreozzi:

«Tali emozioni trapelano dagli sguardi dei personaggi da lui rappresentati».

«In tal senso lo spettatore può scoprire come Catania possa essere scoperta attraverso canali artistici diversi ma sempre in sinergia tra loro».

La mostra è magistralmente curata da Giovanna Mori che afferma:

«Ho scoperto già dalle prime analisi un legame stretto tra l’opera pittorica e la produzione giornalistica, che si evolve in crescendo nel tempo».

Aggiunge la Mori:
«Fava descrive nei primi anni sessanta la Sicilia e la sua gente in tono tenero, lirico».

«Ma successivamente la pittura diventa per lui strumento di denuncia sociale,

emerge la necessità di raccontare la verità senza cedere a compromessi».

Continua la curatrice della mostra:

«Mi ha colpito particolarmente la buonissima conoscenza della storia dell’arte. La capacità che aveva Fava di andare alle fonti».

«Ha utilizzato Bosch, Bruegel e Caravaggio, i grandi del passato, per parlare del nostro tempo, di malaffare e corruzione,

metabolizzandoli per poi proporre un proprio linguaggio artistico, personale e riconoscibile».

Infine, la curatrice auspica che questa mostra possa essere letta come strumento che attinga al passato affinché possa parlarci del presente.

Poi chiosa: «Conoscere la storia dell’arte per fare denuncia sociale».

Alessandro Bellia

Foto e montaggio video Davide Sgroi