G20 a Catania per parlare di istruzione e lavoro

G20 a Catania per parlare di istruzione e lavoro. Nella città etnea i ministri dell’Istruzione per parlare di cultura. Protesta dei ‘No G20’.

G20 a Catania per parlare di istruzione e lavoro

G20 a Catania per parlare di istruzione e lavoro. È in fase di svolgimento il vertice al monastero dei benedettini, sede degli incontri.

I ministri dell’Istruzione e del Lavoro hanno condiviso nella mattinata le strategie messe in campo durante l’emergenza da Covid.

Nel pomeriggio sessione congiunta per affrontare il tema della transizione dall’istruzione al lavoro, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e ai gruppi vulnerabili.

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando accolti dal rettore Francesco Priolo.

Presenti per l’occasione anche il prefetto Maria Carmela Librizzi e il sindaco Salvo Pogliese.

Arrivano a Catania gli importanti ospiti.

Nella città etnea i ministri dell’Istruzione di Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Turchia e Unione europea.

Diplomatico Indonesiano risultato positivo al Covid, mentre altre sei persone del suo staff sono in isolamento precauzionale.

A Catania anche aria di protesta.

Un corteo è partito da piazza della Repubblica che si è snodato lungo le principali vie cittadine.

Alla manifestazione hanno aderito associazioni, movimenti, sindacati, partiti e semplici cittadini, partecipano oltre 300 persone.

L’iniziativa “No G20” è contro quelle che i promotori definiscono “le politiche estrattive ai danni delle generazioni future”.

La rimostranza è sostenuta anche da ‘Generazioni Future Sicilia’ a sostegno del Fridays For Future Catania.

I dimostranti affermano:

«Oggi, ad alta voce e con le modalità della protesta pacifica chiediamo maggiore protagonismo e coinvolgimento nelle scelte che riguardano i giovani, maggiore istruzione in termini di accesso al sapere».

Poi aggiungono:

«attenzione alle politiche di un lavoro che sia dignitoso, interventi a favore dei popoli più poveri della Terra che subiscono il saccheggio delle loro risorse, per poi subire gli effetti devastanti del global warming».

Concludono alcuni manifestanti:

«Non c’è un pianeta B! Occorre una ‘vera’, conversione ecologica».

«Fingono una ‘transizione’ che solo è ‘green washing’, un’operazione di facciata che manterrà lo status quo».