I racconti della Peste allo Stabile di Catania – Video

I racconti della Peste allo Stabile di Catania – Video. Produzione del Teatro Stabile di Catania e del Teatro Nazionale di Genova.

I racconti della Peste allo Stabile di Catania – Video

I racconti della Peste allo Stabile di Catania – Video. Martedì 22 novembre si è tenuta la prima a livello nazionale de “I racconti della peste” del premio Nobel Mario Vargas Llosa per la regia di Carlo Sciaccaluga.

Gli interpreti dello spettacolo sono:

Angelo Tosto, Barbara Gallo, Roberto Serpi, Giorgia Coco, Valerio Santi.

Scene e costumi di Anna Varaldo; musiche originali di Andrea Nicolini. Produzione del Teatro Stabile di Catania e del Teatro Nazionale di Genova.

I racconti della peste (2015) è un’opera teatrale in due atti, mai rappresentata prima in Italia, dello scrittore premio Nobel peruviano Mario Vargas Llosa.

Sul modello del Decameron nel 1348 cinque persone, tra cui lo stesso Boccaccio, si ritirano in una villa per sfuggire al contagio.

Mettono così in scena un’azione fantasiosa, tra realtà e finzione, un gioco che possa allontanare la paura della peste, l’angoscia della morte.

Un palcoscenico rotante accoglie i singoli protagonisti su ciascuno dei quali si accendono le luci man mano che si presentano della ribalta.

È questa l’ingegnosa scelta del regista Carlo Sciaccaluga, genovese, figlio d’arte, di formazione eclettica a livello internazionale.

Nell’intervista che ci ha concesso Vargas Liosa ha spiegato come dopo la recente pandemia:

“raccontare storie significa stare insieme…diventare un altro comprendendone le ragioni…diventare tolleranti”.

Continua il regista:

“Evadere con la fantasia fa evadere dalla realtà specie se angosciosa”.

Su questo ‘tapis tournant’ gli attori danno vita a racconti non solo narrati, ma -soprattutto nel primo atto – agiti.

I ruoli, attraverso un continuo cambio di registri, ruotano attorno all’intrigante personalità di Boccaccio e delle sue metamorfosi o, ancora, alle ambigue vicende matrimoniali del duca Ugolino e della moglie Amita.

All’apice della sua maturità artistica Angelo Tosto, fascinoso Ugolino, dichiara che ama affrontare testi complicati come questo spettacolo ‘contenitore’ che fa diventare migliori gli attori:

“è arrivato al momento giusto della mia vita!… le brutture del mondo si possono sconfiggere con l’arte”.

Anche Barbara Gallo è soddisfatta del suo ruolo:

Amita è un personaggio chiave – dichiara- che va integrandosi man mano nello spettacolo con una sensualità che non si sofferma troppo sull’erotismo: ha una luce particolare.

La narrazione la fa da padrona invece nel secondo atto che porta sulla scena, puntualmente, alcune novelle del Decamerone:

Masetto di Lamporecchio (I novella della III giornata), il finto sordomuto che sollazza le monache del convento;

Federico degli Alberighi che sacrifica il suo falcone come tenero dono d’amore di (IX della VI giornata);

Alibech e Rustico (X della III giornata) che scoprono l’erotico gioco di “rimettere il diavolo nell’inferno”.

È un caleidoscopio di personaggi che si muovono freneticamente, in un nodo inestricabile e condiviso, tra realtà e finzione, tra vita e arte.

A detta dell’autore è:

“un mondo di fantasia radicato nella realtà dell’esperienza vissuta. La parola diventa azione e vita… e non una, ma tante vite. È il trionfo del teatro”.

Ed è infatti il teatro la vera passione dell’autore, più della narrazione che lo ha reso, forse, maggiormente famoso.

È quanto ha dichiarato al nostro giornale Mario Vargas LIosa, premio Nobel per la letteratura nel 2010, che per la seconda volta è a Catania.

Città etnea sede preferita per la prima assoluta di questo lavoro in Italia, dopo il debutto in Spagna. Sottolinea Vargas Llosa:

“Catania è una meraviglia con il suo barocco!”.

Generosamente narra la sua vita fin dal suo primo incontro, a dieci anni, con suo padre che si sarebbe fortemente opposto alla sua vocazione letteraria (‘gli scrittori son dei perditempo!’) imponendogli la scuola militare.

È con grande soddisfazione – evidenzia l’autore- che ricevette un omaggio dal capo di quella stessa scuola a Stoccolma durante la cerimonia del Nobel.

Si è soffermato anche sulla sua esperienza politica in un momento storico molto violento:

“Sono stato vicino alla presidenza del Perù…per fortuna non giunsi alla meta perché mi avrebbero ucciso…il presidente designato ha trascorso 30 anni in carcere…”

In Perù nella sua giovinezza non c’era – come adesso – un vero e proprio movimento teatrale. Non aveva dunque, il nostro autore una compagnia con cui poter realizzare concretamente la sua vocazione.

Per questo Vargas Llosa è molto soddisfatto, oggi, di questo suo omaggio a Boccaccio (“storie e racconti che lessi da piccolo…), creato e vissuto come una meravigliosa esperienza.

Nel 2015, quando scrisse i suoi “racconti della peste” eravamo lontani dalla pandemia che da lì a pochi anni ci avrebbe colpiti.

Oggi invece guardiamo a questo spettacolo con una maggiore e amara consapevolezza.

Ma un’apertura alla speranza ci viene da questo ‘monumento’ della letteratura, che dall’alto dei suoi 86 anni e delle tre esperienze matrimoniali, preannunciandoci il suo prossimo romanzo sulla musica e la danza peruviane, sorride sornione alla vita.

Narrazione, lussuria, sensualità trasfigurate dall’umorismo servono per convertire una tenebrosa e angosciante realtà in un mondo diverso, esorcizzando la crisi, l’incombente ‘pestifero morbo’. L’arte è catarsi!

Foto e riprese video Davide Sgroi